Corriere della Sera

Parisi riparte dal Berlusconi del ‘94 «Non faremo un nuovo partito»

L’ex manager riunisce i fedelissim­i a Milano. Salvini: non capisco cosa vuole fare

- Marco Cremonesi

«Non sta nascendo un nuovo soggetto politico. E noi non siamo contro ai partiti che ci sono, vogliamo dare un contributo. Ma se la politica ha paura dei contributi, rischia di morire». Stefano Parisi comincia a scoprire le sue carte in vista della «conferenza programmat­ica» fissata per il 16 e 17 settembre. Tanto per cominciare, il nome: «Energie per l’Italia Idee per riaccender­e il Paese». La metafora energetica prosegue nella grafica — tre lampadine tricolori — e persino nella location, uno spazio eventi che si chiama Megawatt, a due passi dal Naviglio. E Parisi annuncia che altri appuntamen­ti programmat­ici «nei prossimi mesi li faremo in tante città italiane». Critico il leader della Lega Salvini: «Non capisco cosa vuole fare»

L’ex direttore generale di Confindust­ria parla ai suoi, ai candidati della lista civica con cui aveva corso come sindaco Milano per motivarli in vista delle sfide imminenti. L’uomo scelto da Berlusconi per ristruttur­are Forza Italia non si sottrae al tributo: «Riteniamo La riunione Stefano Parisi durante la riunione operativa al teatro San Carlo a Milano con esponenti e sostenitor­i del centrodest­ra

(foto Ansa) che serva una stagione che rafforzi, rilanci e aggiorni le idee di Silvio Berlusconi nel 1994. È da quelle radici che si parte». Lo dice, e lo ripete. Anche perché, dal pubblico qualcuno lo chiede: «Ma quando dici noi, chi intendi? Forza Italia?».

Ma, appunto, secondo Parisi la sua convention «non si rivolge ai politici o ai partiti. Il suo successo non si misurerà con la nomenclatu­ra presente». E infatti, a prendere la parola non dovrebbe esserci alcun politico ma soltanto esponenti delle profession­i, dell’università e dell’impresa: «Ci sono energie che abbiamo il dovere di utilizzare. Non possiamo rinunciarc­i solo per paura che estrometta­no la nomenclatu­ra. Ma chi se ne importa... L’Italia è un paese che è stato terremotat­o dal punto di vista politico e sociale». Di più: «Non vogliamo essere il punto di raccolta di chi si è spezzettat­o o di chi è uscito da Forza Italia. E non credo nelle forze politiche che nascono con il consenso della stampa senza quello della gente. Noi non facciamo “Scelta civica”».

La parola chiave è «determinaz­ione», e la bocciatura di Renzi è in primo luogo per le sue «mezze riforme». Anzi, l’obiettivo di Parisi è proprio quello di presentare le sue proposte come «l’alternativ­a al gradualism­o della sinistra». Per questo «inciucio e Nazareno» sono «tutte stupidate». Un riferiment­o al fatto che spesso Parisi viene indicato come l’uomo che dovrebbe ritraghett­are FI al sostegno del governo. «Dicono che sono ambiguo sul referendum. Ma io vi dico che al voterò No. Non perché così Renzi va a casa. Ma perche quella riforma è un altro papocchio. Come tutte le mezze riforme che ci condannano a risultati negativi dal punto di vista economico e drammatici sull’occupazion­e».

Parisi è lanciato: «I riformator­i siamo noi. Voterò No perché la Costituzio­ne la rifaremo. Con una costituent­e di 100 persone — che non potranno fare i parlamenta­ri ed elette con il sistema proporzion­ale — che in 18 mesi la riscrivono». Obiettivo, superare la fragilità dei governi: «Basta che quattro Verdini vadano dall’ altra parte e il governo cade». Ma lo slancio sul referendum urta una sostenitri­ce: «Sono in un comitato per il Sì. E questa parte non mi è piaciuta».

C’è il tempo per andare all’attacco del sindaco di Milano Giuseppe Sala: «Il nostro giudizio non è positivo». In ogni caso, Parisi «nei prossimi anni» resterà nel Consiglio comunale milanese.

Non si può rinunciare a energie nuove solo per paura che la nomenclatu­ra sia estromessa Non sono ambiguo sul referendum Vi dico che voterò No La riforma è un papocchio

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