Corriere della Sera

Temer tra scandali, mogli e scontri Il nuovo leader odiato più di Dilma

Brasile, il presidente accolto da proteste: «Usurpatore». Dovrà risollevar­e un Paese in crisi

- Federico Thoman

Nel villaggio di Btaaboura, nel Nord del Libano, fino allo scorso maggio c’era un cartello stradale che indicava il nome di una via: «Michel Temer, vice presidente del Brasile». Pochi giorni dopo la sospension­e della «presidenta» Dilma Rousseff, quel cartello è stato sostituito. Il nome è rimasto lo stesso, ma la carica era stata cambiata: Temer, sul cartello, era già diventato «presidente». Testimonia­nza dell’orgoglio di una piccola comunità per un uomo figlio di emigrati libanesi in Brasile che è diventato presidente del maggiore Paese sudamerica­no. Prima ad interim e poi due giorni fa, dopo la destituzio­ne di Dilma, ufficialme­nte.

Per le strade di Brasilia, non c’è però lo stesso entusiasmo. Poco dopo il giuramento, per le vie si sono riversati molti manifestan­ti, la maggior parte aderenti al mondo sindacale, che hanno contestato l’impeachmen­t di Dilma e il ruolo di Temer, accusato di essere un «usurpatore» e di essere un fantoccio della vecchia élite affarista brasiliana che vuole tornare al potere. A San Paolo ci sono stati scontri tra i supporter di Rousseff e la polizia, con alcune vetrine di filiali bancarie rotte dai primi e il lancio di gas lacrimogen­i da parte degli agenti. Il nuovo presidente, nelle prime dichiarazi­oni, ha pronunciat­o parole di impegno: «Da oggi in poi le aspettativ­e sono molto più alte per il governo. Spero che in questi due anni e quattro mesi (che mancano al termine della legislatur­a, ndr) faremo quello che abbiamo dichiarato». Ma poi ha anche rivolto un attacco a Dilma, che lo aveva apertament­e accusato di aver ordito un colpo di Stato: «La golpista sei tu. Sei tu che hai violato la Costituzio­ne». Temer si trova davanti al difficile compito di succedere a una donna destituita con l’accusa di aver alterato i dati sul deficit, un tempo amatissima e in breve tempo travolta

dalla recessione che ha colpito il Brasile e dagli scandali di corruzione. Temer dovrà governare con un indice di gradimento dell’8% secondo gli ultimi sondaggi. Per fare un paragone, Dilma è ancora al 20%.

Temer, 75enne costituzio­nalista che è stato procurator­e dello Stato di San Paolo, nel 1986 fu eletto al Congresso. Per 15 anni, fino allo scorso aprile, è stato presidente del Partito del movimento democratic­o

(Pmdb), il principale partito del Brasile, e ha anche ricoperto per tre volte il ruolo di presidente della Camera. Nel 2010, alle elezioni, si presentò per essere vice di Dilma, carica che poi mantenne anche dopo la

tornata del 2014. Ora, dopo aver preso il suo posto e nel mezzo della recessione, Temer ha promesso liberalizz­azioni e controllo della spesa: musica per le orecchie di investitor­i e speculator­i internazio­nali, ma non per il popolo brasiliano. Il suo nome negli ultimi anni è comparso in alcune indagini su casi di corruzione e malaffare nell’intreccio tra politica ed economia. E se Dilma non è mai stata direttamen­te implicata, l’ex senatore Sergio Machado ha accusato Temer di avergli chiesto di far arrivare una mazzetta da 400 mila dollari, provenient­e dal colosso petrolifer­o Petrobras, per la campagna elettorale del sindaco di San Paolo nel 2012. Accuse che Temer respinge e per cui non è mai stato indagato. Anche la sua vita privata ha fatto discutere: la terza e attuale moglie, Marcela, è un’ex reginetta di bellezza di 32 anni. Tra lei e Michel ci sono 43 anni di differenza.

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Divisi Dilma Rousseff, 68 anni, e Michel Temer, 75, in una foto del 2014 scattata al Palácio do Planalto, la sede della Presidenza a Brasilia (Reuters)

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