Vacanze ai dipendenti pubblici, agenti travestiti da panda, costi 4 volte superiori ai Giochi di Rio. Il megavertice di Xi spiegato da uno degli ideologi
a Hangzhou potrebbe nascere un sistema di governance duraturo per affrontare le crisi».
In Europa per uscire dalla crisi la Bce ha portato a zero i tassi del denaro. La crisi non è finita e il governatore Mario Draghi dice che servirebbero anche politiche governative di crescita. Lei che cosa consiglierebbe?
«Sono piuttosto pessimista sulla situazione dell’economia europea. La Brexit è stata un colpo per l’unificazione economica. La dinamica dell’economia viene spesso dall’aspettativa. Se il mercato non ha una grande fiducia, le politiche monetarie e finanziarie non possono funzionare, né con tassi a zero né con tassi negativi. Occorre invece applicare riforme strutturali. Per l’Europa i problemi più grossi sono due: troppo welfare e troppi immigrati».
Anche in Cina sembra ci siano opinioni diverse sulla gestione della «nuova normalità» di una crescita più lenta e sostenibile. Si dice che il primo ministro Li Keqiang sia favorevole a mantenere la crescita a un passo il più rapido possibile, anche a costo di aumentare il debito. A maggio c’è stata l’intervista di una innominata «fonte autorevole» al Quotidiano del Popolo che ha avvertito sulla pericolosità mortale del debito cinese. Un giudizio che a quanto si dice era ispirato da Xi Jinping.
«È normale avere opinioni alternative, la leadership in Cina ha un suo processo democratico. Ma sicuramente lo scopo è comune, cioè promuovere la trasformazione dell’economia. Sul debito dico che il mondo occidentale lo sopravvaluta. Non c’è da preoccuparsi: almeno il 20% del debito cinese è stato investimento sulle infrastrutture e un altro 20% investimento sul welfare. I risultati sono notevoli».
Però il debito complessivo in Cina è al 250% del Pil, è sostenibile?