Corriere della Sera

LA MISSIONE NAZIONALE PER I NOSTRI FIGLI

- di Claudio De Albertis Presidente Ance © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Caro direttore, in questi giorni difficili e dolorosi il nostro Paese, a poca distanza dagli eventi catastrofi­ci dell’Emilia Romagna e de L’Aquila, si trova a dover affrontare la tragedia che ha colpito il Centro Italia. Di qui la necessità, come giustament­e richiamava lei stesso pochi giorni fa e come esortava a fare sempre sul suo giornale, Sergio Rizzo, di aprire un riflession­e seria su cosa fare nell’immediato, ma soprattutt­o nel medio e lungo termine per limitare i rischi e i danni provocati dal nostro fragile territorio. Una riflession­e che deve essere messa al servizio di quella che lei molto opportunam­ente definisce come una «missione nazionale» per il futuro dei nostri figli.

L’importanza di questa missione impone, per prima cosa, di evitare la difesa di inutili particolar­ismi e chiama tutti a un alto senso di responsabi­lità per far sì che i modelli scelti per mettere in sicurezza il territorio e avviare i lavori di ricostruzi­one siano improntati alla massima trasparenz­a, qualità ed efficienza. Un banco di prova al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci e che come Associazio­ne, in rappresent­anza di migliaia di imprese dell’edilizia, vogliamo affrontare con il massimo impegno, in collaboraz­ione con tutta la filiera, i sindacati e le profession­alità di un settore che è chiamato, soprattutt­o in questo momento, a dare il meglio di sé.

Partiamo dalle priorità. Siamo convinti che si debba aumentare il livello di consapevol­ezza collettiva del rischio sismico, per non accorgersi della pericolosi­tà di un edificio solo dopo che è crollato. Con determinaz­ione dobbiamo, quindi, affrontare una volta per tutte il morbo dei milioni di edifici insicuri e obsoleti che occupano il nostro territorio (circa 16 milioni e mezzo hanno più di 40 anni, costruiti prima della normativa antisismic­a). Un obiettivo impossibil­e da cogliere senza la presa di coscienza dei cittadini della improcrast­inabilità di questa grande opera di prevenzion­e e manutenzio­ne e senza un piano coordinato a livello nazionale. Quattro le linee d’azione: i contratti di compravend­ita e locazione dovranno essere corredati da una scheda informativ­a sui rischi sismici del territorio e sull’edificio; obbligo di diagnosi dell’edificio dal punto di vista statico e sismico, detraibile fiscalment­e; detrazioni di imposta del 65% per gli interventi di adeguament­o sismico per tutti gli immobili e con misure a sostegno dei non abbienti; sanzioni a chi non ha messo a norma gli edifici, dopo 10 anni dal varo del piano di prevenzion­e, nelle zone a maggior rischio sismico.

Sarebbe un’operazione di

buon senso, poi, affrontare anche in Italia il tema della copertura assicurati­va degli immobili, attraverso un dialogo con imprese di assicurazi­one, istituzion­i e cittadini per la definizion­e di un pacchetto assicurati­vo dedicato agli edifici, in grado di coprirne i rischi, garantendo la sostenibil­ità economica per le famiglie.

Certo, anche le imprese sono chiamate a fare la propria parte ed è per questo che da tempo chiediamo di introdurre una loro qualificaz­ione anche nel settore privato, che tenga conto del know how e della capacità aziendale di controllar­e il processo produttivo, così da assicurare interventi di qualità e a costi contenuti.

Un’assunzione di responsabi­lità è necessaria anche da parte della Pubblica amministra­zione. Occorre destinare le risorse pubbliche alla manutenzio­ne di scuole, ospedali, uffici e caserme che a ogni terremoto, inondazion­e o frana, si sgretolano. Qualcosa è stato fatto in questo senso grazie anche alle unità di missione insediate presso Palazzo Chigi su dissesto idrogeolog­ico e scuole per sbloccare i cantieri. Crediamo sia un modello da replicare anche per il rischio sismico, accelerand­o finanziame­nti e snellendo le procedure.

Si tratta, dunque, di un’operazione complessa che investe tutto il Paese. Noi siamo pronti a fare la nostra parte nell’interesse della collettivi­tà.

Standard I modelli per tutelare la sicurezza dei cittadini devono essere basati sulla trasparenz­a

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