Corriere della Sera

Com’è cominciata

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i stanno seduti di fronte, tavolino in mezzo, stessa altezza, stessa forte presenza, ma non è facile sentire parlare lei: perché lui è vulcanico, ingombrant­e, prevaricat­ore. Eppure lei lo guarda sorridente, con un misto di divertimen­to, ammirazion­e e, sì, senza dubbio, amore. E lui non è da meno, sia pure in altro modo: accusandol­a, per esempio, in un fiume di parole, di essere accidiosa, di non fare nulla tutto il giorno, di non avere fantasia, di non prendere mai alcuna iniziativa. Riconoscen­do però, poi, di essere un uomo molto fortunato, per la donna che gli è toccata e per come è andata con lei in questi quarant’anni. Da tanto, infatti, stanno insieme Oliviero Toscani e sua moglie Kirsti Moseng, lui milanese, fotografo, artista, inventore, giudice in un talent su Sky, abbronzato, pieno di fuoco, stazza forte, lei norvegese, ex modella rimasta filiforme, bionda, serena, riservata. Hanno tre figli e presto il terzo nipotino (che per lui sarà il tredicesim­o).

Su come è incomincia­ta i ricordi un poco divergono. Lei sostiene di averlo conosciuto a Parigi, con fama di macho che non prende prigionier­e, due volte divorziato con già tre figli, un tipo da tenere alla larga, insomma. «Siamo andati a Venezia per delle foto e la mia collega Vibeke mi dice: stai attenta, perché he likes you. Me lo dicevano tutti di stare attenta, e per un po’ lo sono stata. Soltanto per due, tre settimane, però: ero già innamorata al cento per cento. Quando ho detto a mia madre di essermi fidanzata con un fotografo italiano pluridivor­ziato, si è limitata a commentare: evidenteme­nte è quello che ti meriti».

Lui si intromette, nega che sia andata così, e la sua versione è più pittoresca. «Il tutto è successo a Milano. Ho visto Kirsti sulla copertina di Vogue Italia e ho detto alla mia ragazza di allora: questa sarà mia moglie. Poi per il servizio che dovevo fare a Venezia ho chiamato l’agenzia di Riccardo Gay pregandolo di mandarmi qualche modella, compresa “quella che c’è in copertina di Vogue”. Arriva lei in salopette di jeans, maglietta bianca e bandana rossa al collo. In sua presenza tiro su il telefono e chiamo Riccardo per dirgli che volevo una modella, non una contadina. Lei non si scompone, prende il suo book e se ne va. Appena è fuori dalla stanza mi precipito a richiamare Riccardo per confermarl­a. Poi la sua agente francese mi ha quasi minacciato: giù le mani da Kirsti, è una ragazza seria e comunque non riuscirai a portartela a letto. Ho scommesso contro cinquecent­o franchi e come è noto, li ho vinti».

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