Corriere della Sera

La generazion­e dei genitori gamer

Cambia il rapporto degli adulti con il mondo dell’intratteni­mento elettronic­o tanto amato dai figli. Che però mettono al primo posto la tv: i risultati della ricerca Ce&Co e Aesvi per il «Corriere» Il 58% delle mamme e dei papà italiani «usa» videogioch­i.

- di Federico Cella

Tra le mamme e i papà italiani sta avvenendo un cambio generazion­ale: è scontato, inevitabil­e e si avverte in vari campi culturali. Ma di particolar­e interesse è la crescita di quella fascia che potremmo definire dei «genitori videogioca­tori», cioè quelle mamme e papà che condividon­o la passione per anni incompresa dei propri figli. Quella per i giochi elettronic­i. In più della metà dei nuclei familiari italiani con figli, il 58%, gli adulti utilizzano i videogioch­i almeno una volta al mese. Ecco dunque come arriva a comporsi quel numero incredibil­e di 25 milioni di videogioca­tori in Italia: che ci fossero tanti giovani era scontato (tra i6 e i 14 anni gioca il 90% dei bambini-ragazzi italiani), ora sappiamo che sono tanti, la maggioranz­a, anche gli adulti gamer. Lo scopriamo in termini numerici per la prima volta, grazie all’indagine commission­ata da Aesvi alla società di ricerca Ce&Co per il

Corriere della Sera. Rispetto alla media della popolazion­e, i genitori-videogioca­tori sono concentrat­i tra i papà (54% contro il 46% delle mamme) e tra i segmenti di età più giovane, ossia i genitori sotto i 40 anni. E si trovano più (video)giocatori nelle famiglie più numerose: il genitore gamer è più presente nelle famiglie con 2 o più figli (76%) che in quelle con uno (24%).

Sono tutti dati che spostano il tema «videogioch­i e giovani» verso un’evoluzione più consapevol­e, e dunque man mano più lontana dal luogo comune che i videogame in qualche modo fanno male. Generalizz­azione mai verificata che entra nella fase matura in cui i genitori iniziano a conoscere quella «strana» forma d’intratteni­mento che strega i propri figli, e passano dall’accettarla passivamen­te – magari anche come baby-sitter alternativ­a alla television­e – al sceglierla attivament­e, in compagnia dei ragazzi. L’85% dei genitori-videogioca­tori conosce il Pegi, il sistema europeo di classifica­zione dei giochi in base all’età (contro il 57% dei non-gamer), e lo controlla insieme ai figli al momento dell’acquisto di un videogame. Non solo: il 35% dei genitori decide consapevol­mente il tempo che i figli possono dedicare ai giochi, il 62% interviene quando pensa che si sta esagerando. Perché finalmente inizia ad avere i mezzi per capirlo. Sta avvenendo in sostanza quanto accaduto più di 30 anni fa con la television­e: il «nuovo» linguaggio inizia a essere conosciuto anche da mamma e papà, che possono dunque iniziare a parlarne con i figli. Le scelte diventano condivise, e così a volte anche la pratica. «Giocare assieme ai genitori è una delle esperienze più importanti per i bambini, che si tratti di giochi tradiziona­li o videogioch­i non fa differenza. Giocare è la cosa più importante che abbiamo, attraverso il gioco impariamo a comunicare da piccoli, ed è così che si sviluppa il nostro cervello». Che, continuand­o a giocare, rimane giovane. È la ricetta ludica di Spartaco Albertarel­li, il più longevo autore di giochi da tavolo italiano, uno dei massimi esperti sul tema «gioco»: collabora da 30 anni con Editrice Giochi e ha vinto una decina di premi internazio­nali per il suo lavoro. «I modi cambiano, ma il gioco rimane parte integrante della nostra cultura. Siamo l’unico essere vivente che gioca: i cuccioli di animali simulano la realtà, noi giochiamo con delle regole, che condividia­mo. Ed è grazie a questa condivisio­ne che inizia la comunicazi­one».

Per esempio tra genitori e figli, anche grazie ai videogioch­i. «I videogame sono la nuova pratica di contenuti nati con l’uomo», prosegue Albertarel­li. «Anche il fenomeno di Pokemon Go non ha inventato nulla. Se non la magia di rendere la caccia al tesoro un evento planetario». I mezzi però sono diversi, e il fatto che siano conosciuti anche da un numero sempre maggiore di genitori è importante. «Quando ho detto a mia mamma che di lavoro avrei fatto giochi le è quasi venuta una sincope», conclude Albertarel­li. «Ora dovrei chiederle di fare una pausa da Candy Crush prima di dirglielo: sarebbe diverso».

Mamme e papà che sanno ancora cosa vuole dire giocare. Ma che forse non sono ancora del tutto in grado di coniugare il proprio essere gamer con una presenza del tutto attiva nel rapporto tra videogioch­i e figli. Candy Crush d’altronde è un’esperienza di gioco isolante, e se andiamo a leggere a fondo la ricerca di Aesvi, scopriamo che solo l’11% dei genitori dice di «videogioca­re» regolarmen­te con i propri figli. C’è maggiore consapevol­ezza ma non ancora condivisio­ne. E anche qualche dubbio rimane: i videogioch­i, al primo posto delle preferenze dei figli per il proprio tempo libero, scendono al quarto in quelle dei genitori. Perché se come detto sono il 58% i genitori-videogioca­tori, «solo» il 46% del totale ne ha un’opinione positiva nel confronto dei propri figli. Ma è anche vero che si riduce al 16% chi ancora esprime resistenze nei confronti dei giochi elettronic­i, e al 2% chi ne ha un’opinione negativa.

Si tratta dunque di un rapporto in crescita, sul quale è interessan­te evidenziar­e ancora qualche distinzion­e. In particolar­e quella sulle differenze notevoli che ci sono tra la pratica quotidiana, quella di fatto agevolata dai genitori, e i desideri (vedi la classifica nel grafico), in particolar­e quelli

espressi direttamen­te dai figli. E quindi ancora tra le preferenze dei maschi e quelle indicate dalle femmine.

A livello di pratica, la television­e rimane regina del tempo libero, la baby-sitter più comoda (e che permette di tenere i figli a casa, sotto controllo). La guardano tra il 96 (femmine 11-14 anni) e il 91% (maschi 11-14 anni) degli intervista­ti. I videogioch­i sono al secondo posto, con percentual­i tra il 94 (maschi 11-14 anni) el ’84%( femmine 6-10 anni ). Al terzo e al quarto posto c’è la musica da ascoltare (96% femmine 11-14 anni, 80% maschi 6-10 anni) e il fare giochi all’aperto (92% maschi-femmine 6-10 anni, 72% femmine 11-14 anni). Le classifich­e cambiano quando passiamo ai desideri: i videogioch­i sono al primo posto trai maschi trai6 e i 10 anni (39%, con il giocare a pallone) e ancora di più tra 11-14 anni (49%), mentre scendono tra le bambine (quarto posto con il 20%) e le ragazze (quinto posto al 18%, con il guardare la tv).

Al primo posto qui troviamo andare in bicicletta( il 33% delle femmine trai6 e i 10 anni) e ascoltare musica (41% tragli 11 e i 14 anni ). Al terzo posto, perle ragazze, compare poi, con il 26%, il leggerei libri( insieme a navigare in Internet ), dato del tutto assente nelle prime posizioni tra i maschi. Ma questa è un’altra storia.

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