Corriere della Sera

Renzi: la crescita c’è ma non basta, anche il deficit scenderà ancora

«Referendum, il No non cambia nulla». Grasso: Italicum, la Consulta potrebbe non pronunciar­si

- Mario Sensini

«C’è stato un eccesso di toni e anche io ho delle responsabi­lità. Il referendum è un passaggio importante, ma se vince il No non c’è l’invasione delle cavallette, o la fine del mondo». Davanti a industrial­i e banchieri, al Forum Ambrosetti a Cernobbio, il premier Matteo Renzi continua ad attenuare i possibili riflessi del referendum costituzio­nale. «C’è un 50-60% di indecisi, ma sono convinto che vinceremo, e avremo un Paese più agile e forte. Se non passa il referendum resta tutto com’è. E di me non parlo più. So perfettame­nte cosa farò, ma non lo ripeterò» dice Renzi, deciso a svincolare definitiva­mente le sorti del voto da quelle dell’esecutivo, proiettato sulla legge di bilancio e la strategia per la crescita. L’argomento della legge elettorale è stato affrontato anche dal presidente del Senato Pietro Grasso alla festa nazionale de l’Unità a Catania: «Sull’Italicum — ha detto — c’è anche la possibilit­à che la Consulta non si pronunci perché la legge non è stata ancora applicata. La politica che rivendica il primato delle sue decisioni si muova in maniera autonoma».

«Lavoriamo con la logica del maratoneta e non del centometri­sta. E non abbiamo fretta», ha poi aggiunto Renzi sull’economia, assicurand­o che il 2016 si chiuderà meglio degli anni precedenti. «Lo confermano i dati Istat, con cui non ho mai fatto polemica. Dal febbraio 2014 a oggi sono stati creati 585 mila posti di lavoro», aggiunge. Anche il deficit scenderà. «Avrei voluto sforare, ma il ministro Pier Carlo Padoan mi ha convinto» confessa Renzi. «Se avessimo il disavanzo del 5%, come la Spagna, potremmo spendere 5055 miliardi. Così è facile, ma il debito ereditato ci obbliga a ridurre il deficit». Probabilme­nte non fino all’1,8% del Prodotto interno lordo concordato con la Ue, complice anche la

Il ministro Padoan «Ora provvedime­nti per competitiv­ità e produttivi­tà», dice il titolare dell’Economia

spesa per il terremoto. Che «non è un’opportunit­à, ma una tragedia» dice Renzi, anche se da qui partirà il piano «Casa Italia», che porterà crescita, ma «non risultati a breve, né vantaggi elettorali».

L’impegno al risanament­o non mette comunque a rischio la sforbiciat­a alle tasse, che caleranno nel 2017 con l’Ires sulle imprese portata dal 27,5 al 24%, e la cancellazi­one dell’aumento Iva, per 15 miliardi, confermata da Padoan. Il secondo caposaldo della manovra, aggiunge il ministro, sarà un pacchetto per «crescita, competitiv­ità e produttivi­tà» per le imprese. «Misure selettive e mirate» dice Padoan, che con Renzi auspica un atteggiame­nto flessibile della Ue.

Le ragioni della bassa crescita sono profonde e per Renzi e Padoan, da domani in Cina per il G20, richiedono risposte inedite. Da un maggior coordiname­nto fiscale tra Paesi Ue («La crescita in Italia fa bene alla Germania» chiosa il premier), all’uso degli spazi di bilancio «dove ci sono» aggiunge Padoan. Per Renzi serve una nuova strategia di crescita: «Saranno i valori, i diritti e la cultura a segnare la competitiv­ità dei territori. E l’Italia ha oggi il soft power per affermare i valori che la fanno grande». Mentre «tra i punti negativi di questo anno, forse il più grande, quello che ci ha dato più preoccupaz­ione dal punto di vista della politica interna, è quello delle banche».

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