Il profilo
Giorgio Alleva, presidente Istat dal 15 luglio 2014. È professore ordinario di Statistica alla Sapienza
ci sono state pressioni del governo in questi giorni?
«Nessuna pressione, non ne ho avuta alcuna da quando mi sono insediato. C’è pieno rispetto del nostro ruolo da parte del governo, lo vediamo nelle tante collaborazioni istituzionali».
Presidente Giorgio Alleva
Ma non crede sia stato almeno irrituale l’intervento del ministero dell’Economia che prevedeva un dato positivo?
«Noi abbiamo un mandato nazionale ed europeo sulla produzione di dati di grande rilevanza ma è normale che i dati che diffondiamo consentano anche ad altri ricercatori, uffici studi e istituzioni di cimentarsi con analisi e previsioni. Questo elemento non ci condiziona nell’esercizio di un compito così importante».
Perché, nonostante il buon andamento dei servizi, il Pil non è stato rivisto al rialzo?
«Il buon dato del fatturato dei servizi, uscito successivamente alla stima preliminare del Pil di agosto, ha generato attese di revisione al rialzo. In realtà, la stima preliminare si fondava su una previsione di crescita dei servizi rispetto alla quale avevamo già alcuni riscontri positivi. Non c’è stata revisione perché i dati più completi hanno evidenziato, a fianco di settori in crescita, comparti in flessione. Complessivamente, pur avendo sovrastimato e sottostimato alcune delle dinamiche osservate, avevamo ben previsto la tendenza complessiva».
Ma è vero che nelle stime provvisorie conta quasi solo il settore manifatturiero mentre quello dei servizi pesa di più nel dato finale?
«Il calendario delle diffusioni, comune con gli altri Paesi dell’Unione, prevede che in occasione della stima preliminare non si disponga ancora di dati completi sui servizi. Per questi viene pertanto prodotta una stima che entra a pieno titolo nella stima preliminare del Pil. Le revisioni del Pil, diffuse sul nostro sito, sono poco frequenti, a testimonianza della buona accuratezza delle stime preliminari: tra il 2010 e oggi ci sono state 8 occasioni di revisione della stima del tasso di variazione congiunturale del Pil: 4 verso l’alto, 4 verso il basso».
Non c’è una sottovalutazione tecnica del settore dei servizi, che vale quasi il 70% del nostro Pil?
«Che i servizi pesino per il 70% del Pil, in crescita nel tempo, che al loro interno si sviluppino nuove tipologie mentre altre declinano si legge nei dati dell’Istat, sia quelli sulla struttura e i risultati economici delle imprese sia quelli della contabilità nazionale. Difficile quindi sostenere che l’Istat non se ne sia accorta».
È possibile che a fine anno il Pil raggiunga l’1%, come indicato nelle slide del governo di pochi giorni fa?
È difficile sostenere che l’Istat non si sia accorta del peso dei servizi nell’economia
«Si tratta di un obiettivo alla portata della nostra economia, che dispone di tutto il potenziale per riprendere a crescere».