«Sono sopravvissuto all’Aquila, qui ho perso mia madre, una sorella e i ricordi di una vita»
57enne dell’uomo che quella casa l’aveva comprata negli anni Settanta. «Però mi seccherebbe se i sigilli mi impedissero di recuperare documenti importanti per la mia pensione. Li avevo portati ad Amatrice dopo il terremoto dell’Aquila del 2009. Io vivevo nella frazione di Coppito. La mia casa è ancora come l’ho lasciata quella notte, è classificata con la lettera E, il grado più alto delle lesioni. Ma almeno ci siamo salvati tutti». E invece qui ad Amatrice Maurizio ha perso sua madre e la sua sorella più piccola, Olivia. Un’altra sorella si è salvata assieme alle sue bimbe. «I miei hanno vissuto a lungo nella casa che ora è sotto sequestro — racconta — poi quando mio padre è morto l’abbiamo usata soltanto per le vacanze. Ci venivo anch’io ma l’altra notte non c’ero perché ero in Brasile per lavoro».
Professore universitario di fisica e matematica all’Aquila e padre di quattro figli, Maurizio si è ritrovato per la seconda
Il secondo sisma
volta davanti a cumuli di macerie che sono state parte della sua vita, di nuovo davanti a una strada in salita che più non si può. Una persecuzione per lui, il terremoto. Un dramma il post-terremoto. «Abbiamo seppellito mamma e Olivia nella frazione di Scai, adesso vedremo cosa fare con la casa». I ricordi sono lì, tutti in fila. Portano nelle stanze che non ci sono più o alle persone che ci hanno vissuto. Suo padre Antonio, soprattutto: «L’aveva comprata lui negli anni Settanta. Che io ricordi non sono stati mai fatti lavori di alcun genere, di sicuro non ne abbiamo fatti da quando lui è morto, nel 2002. Tra l’altro la sola proprietaria era mia madre che non c’è più...».
La casa si è sbriciolata sotto il peso del tetto ed è rimasto in piedi, non si sa come, solo il comignolo. I mezzi dei vigili del fuoco le passano e ripassano davanti puntando dritto verso la piazzetta che le sta accanto, proprio sotto la Torre di Sant’Agostino. Quella piazzetta è all’imbocco del paese ed è intitolata ad Antonio Serva, padre di Maurizio e uomo che per Amatrice è stato un’istituzione: come medico (amatissimo) di queste valli per cinquant’anni e come sindaco del paese per un breve periodo.
Maurizio ha scritto per lui una biografia poetica. Dice che «il filo conduttore della sua vita è stato l’amore incondizionato per la sua terra e la sua gente». La stessa terra e la stessa gente che adesso porta addosso le ferite del terremoto. E il nostro professore sa fin troppo bene quanto possano essere dolorose quelle ferite.