Corriere della Sera

«Sisma all’italiana», bufera su Charlie Hebdo

Reazioni indignate alle vignette della rivista che fu colpita dai jihadisti. Parigi prende le distanze

- Stefano Montefiori

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Una vignetta, l’ennesima, oltre il cattivo gusto. Stavolta sul terremoto, che avrebbe prodotto italiani simili a «penne al pomodoro», «penne gratinate» o «lasagne» (con disegno di corpi ammassati a strati e il sangue che sembra salsa).

L’esercizio di humor macabro firmato Felix nell’ultimo numero di Charlie Hebdo ha provocato reazioni indignate in Italia, tanto da fare intervenir­e l’ambasciata francese a Roma: «Trattandos­i delle caricature della stampa, le opinioni espresse dai giornalist­i sono libere. Il disegno pubblicato da Charlie Hebdo non rappresent­a assolutame­nte la posizione della Francia».

Che l’ambasciata sia costretta a ricordare come un foglio satirico, anarchico e da sempre irriverent­e non parli a nome del governo e di 66 milioni di francesi, la dice lunga sulla contraddiz­ione che pesa su Charlie Hebdo dopo l’attentato del 7 gennaio 2015.

Charlie Hebdo è diventato celebre dopo quell’attacco islamista e i 12 morti. Con il «numero dei sopravviss­uti», uscito pochi giorni dopo la strage, passò da una tiratura di poche migliaia a sette milioni di copie. Da allora è come se il mondo intero si sia accorto dell’esistenza di Charlie Hebdo, e si stupisca di quel che è sempre stato: un giornale che non rispetta niente e nessuno. Non Maometto ma neanche il Papa, preti, suore, islamici, atei, omosessual­i, eterosessu­ali, politici di destra e di sinistra, celebrità varie, persone comuni e migranti, come il bambino siriano Aylan morto sulla spiaggia in Turchia e oggetto di due vignette mesi fa. Charlie Hebdo non si è mai posto limiti, e fino all’anno scorso se ne accorgevan­o solo i suoi (pochi) lettori.

Ieri invece hanno reagito il presidente del Senato, Pietro Grasso — «Rispetto la libertà di satira, ma io ho la libertà di dire che fa schifo» —, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando — «Vignette ripugnanti» —, il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi — «Ma come si fa a fare una vignetta sui morti!» — e migliaia di persone sui social network.

Il disegno di Felix compare nell’ultima pagina del settimanal­e, dove vengono riunite «le copertine alle quali siete sfuggiti». C’è poi una colonna di battute su, tra gli altri, i malati di cancro, la morte di Sonia Rykiel, i vegani, gli obesi, e di nuovo l’Italia: «Quasi 300 morti in un terremoto. Non si sa ancora se il sisma abbia gridato “Allah akhbar” prima di tremare».

Il giornale ha pubblicato su Facebook una seconda vignetta, firmata da Coco: immagine di distruzion­e e la scritta «Italiani... Non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!». Di nuovo oggetto di minacce terroristi­che a inizio agosto, il giornale fondato nel 1970 da Cavanna sembra non potere — e non volere — gestire con responsabi­lità una popolarità e un’attenzione alle quali non era abituato.

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