Corriere della Sera

Prof in prestito

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Bocciature al concorsone, distacchi, classi di concorso esaurite, assegnazio­ni provvisori­e: un mix micidiale, che quest’anno (si parte lunedì a Bolzano, la settimana successiva nel resto d’Italia) porterà nelle classi più di 100 mila supplenti su 746 mila professori totali. In barba alle 87 mila assunzioni della riforma, e nonostante le rassicuraz­ioni del governo, la supplentit­e non è morta. Anche se i dati sono provvisori, le stime dei sindacati si allineano: dopo i 100.200 «prof in prestito» dello scorso anno, si rischia il sorpasso. Il ministero è prudente — «non saranno più di 90 mila» — ma i calcoli sono presto fatti. Sono 55-60 mila i supplenti che dovranno colmare l’organico di fatto, le ore di lezione non previste nella programmaz­ione: «Un paradosso, che non si verificher­ebbe se avessimo un organico stabile», dice Mimmo Pantaleo, Cgil. Tra questi ci sono tra i 25 e i 30 mila posti di sostegno. Poi vanno considerat­i almeno 10 mila prof chiamati a sostituire colleghi con altri incarichi. Ancora, c’è il nodo delle cattedre scoperte: almeno 15 mila dovevano essere occupate dai nuovi assunti col concorsone, ma i tanti bocciati (si stima il 55%) e i rallentame­nti delle procedure — secondo Tuttoscuol­a solo il 12,5% è stato completato — lasciano poche speranze. Bisognereb­be attingere alle Gae, graduatori­e ad esauriment­o: che però sono esaurite in molti casi. Mancano prof di sostegno, matematica, spagnolo, soprattutt­o al Nord. «È il buco più grande, dai 10 ai 20 mila: un’assurdità», dice Maddalena Gissi, segretaria Cisl. Nel conteggio vanno considerat­e anche le assegnazio­ni provvisori­e: gli insegnanti che non vogliono trasferirs­i potranno scegliere un incarico annuale sfruttando un’altra abilitazio­ne. I loro posti ufficiali saranno coperti da supplenti: tra i 5 e gli 8.500. Poi c’è il «sommerso» non quantifica­bile: quelli in malattia o in aspettativ­a. «Altro che chiamata diretta e prof scelti ad hoc — sbotta Pino Turi, Uil —. È una farsa. E agli studenti toccherann­o i supplenti».

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