LETTERE INTERVENTI
CONTRATTI DI LAVORO
I rinnovi e gli scioperi Rispondo all’intervento di una lettrice (Corriere, 31 agosto) correggendo, intanto, l’evidente refuso: come è noto, non sono il Segretario della Cisl, ma della Uil. La sua lettrice sostiene che, poiché molti lavoratori del settore privato sono stati licenziati, quelli del pubblico non dovrebbero lamentarsi per non avere avuto incrementi contrattuali negli ultimi sette anni e, inoltre, che non si dovrebbe minacciare uno sciopero a sostegno del contratto. Premetto che lo stesso presidente del Consiglio ha dichiarato che questo mancato rinnovo è un’ingiustizia. Inoltre, è bene ricordare che, a causa del blocco del turnover, nella Pubblica Amministrazione si sono persi oltre 250.000 posti di lavoro. Ciò detto, non sono solo gli oltre tre milioni di dipendenti pubblici a non avere un contratto: il loro è solo il caso più eclatante per il numero di anni trascorsi. Complessivamente, sono circa 12 milioni i lavoratori, pubblici e privati, che attendono il rinnovo. Se a tutti costoro viene negato il diritto — costituzionale — a un salario adeguato e dignitoso, un Sindacato responsabile, che ha provato in tutti i modi a ottenere questo risultato con il confronto e la trattativa, non può che ricorrere all’estrema «arma», anch’essa costituzionale, dello sciopero che, ovviamente, riguarderebbe tutti i settori interessati. La questione centrale, però, è un’altra ed è molto semplice. Il 75% delle nostre imprese private produce beni e servizi per il mercato interno. Se molte aziende sono costrette a chiudere e a licenziare i propri dipendenti è perché non riescono a vendere i propri prodotti. È ciò accade perché lavoratori e pensionati hanno perso il loro potere d’acquisto. Dunque, è interesse di tutti, dei lavoratori del settore privato, ma anche degli imprenditori e persino degli stessi lavoratori autonomi, che si rinnovino i contratti anche nel pubblico impiego. L’equazione è semplicissima: più rinnovi contrattuali, più risorse, più acquisti, meno chiusure di fabbriche, meno licenziamenti e un sistema economico che può riprendere a girare. Ovviamente non basta. C’è anche un enorme problema di investimenti, ma questo è un altro capitolo. Qui, mi interessa rispondere alla lettrice sottolineando che la solidarietà tra tutti i lavoratori non è solo un valore etico, ma soprattutto economico che può determinare benefici generalizzati. E per raggiungere questo obiettivo, il Sindacato ha in mano una sola leva, quella contrattuale che ha il dovere di azionare e di rendere efficace nelle forme e nei modi più opportuni.
Carmelo Barbagallo Segretario generale della Uil
NEL NOSTRO PAESE
Le emergenze Alla lista delle emergenze italiane elencate da un lettore (Corriere, 1 settembre) vorrei aggiungerne altre che fanno del nostro Paese un luogo «speciale» e meritevole dell’ attenzione del resto d’Europa: una fragilità idrogeologica che lo espone a frane e alluvioni piu’ che altrove; un vulcanismo attivo assente in altri Paesi ( tranne l’Islanda) che causa catastrofi e sismi; una malavita organizzata a livelli inaccettabili; una burocrazia i cui mali il Corriere non manca di denunciare. Il tutto non fa che aggravare una situazione che i Paesi più fortunati dovrebbero tener presente nei giudizi di cui siamo spesso oggetto.
RUBERIE
Sotto gli occhi di tutti Come non chiedersi tristemente se, per scoprire che i soldi per le ristrutturazioni di scuole, caserme e lavori pubblici in generale spariscono nel nulla, ci volesse l’ennesimo terremoto, quando le ruberie sono sotto gli occhi di tutti! Umberto Brusco
Bardolino (Vr)