LA REALTÀ DEI NUMERI E GLI IMPEGNI NECESSARI
DSEGUE DALLA PRIMA
el resto le immatricolazioni di auto non viaggiano più allo stesso ritmo dei semestri precedenti, i consumi si sono fermati di nuovo, le costruzioni non sono ripartite, l’indice di fiducia di imprese e famiglie è calato. E in più i venti neoprotezionistici che scuotono il globo non consentono ottimismo su un nuovo poderoso contributo delle esportazioni al Pil. Restano da vagliare l’andamento della produzione industriale e il contributo della stagione turistica in corso, sulla quale si fa molto affidamento in virtù dello spostamento delle destinazioni dalla Tunisia e dall’Egitto verso i nostri lidi. A metà del mese di dicembre sapremo.
Più in generale comunque non è certo tempo di illusioni, è chiaro a tutti che il dopo crisi si sta rivelando una bestia assai difficile da domare. I vecchi modelli interpretativi non funzionano più e il ministro Pier Carlo Padoan, sempre a Cernobbio, da economista con una robusta esperienza al Fmi e all’Ocse ha sottolineato che parlare di stagnazione secolare sarà un’esagerazione ma il malessere dell’economia planetaria è assai profondo. Ascoltando ieri in riva al lago di Como i guru delle previsioni, infatti, si è avuta la sensazione che anche loro vivano un momento di transizione: capiscono di dover adeguare la cassetta degli attrezzi, ancora però non ci sono riusciti e finiscono per usare quelli vecchi.
Torniamo però alla bella notizia. Renzi in un efficace botta e risposta con il pubblico ha affermato che, pur consapevole di dare un dispiacere a molti suoi compagni di partito «che vivono su Marte», abbasserà il tax rate ad iniziare dall’Ires, come del resto già previsto dalla scorsa legge di Stabilità. La domanda che sorge immediata è se/come il governo riuscirà a trovare le risorse per tener fede a un impegno
La formula All’ammodernamento del Paese va affiancata la riduzione della pressione tributaria
che va considerato assolutamente corretto. Il ministro Padoan ha ricordato che 15 miliardi dovranno andare prioritariamente a evitare che scattino le clausole di salvaguardia e maturi addirittura la beffa sotto forma di nuovi aumenti tributari.
Per non finire quindi in un cul de sac l’unica strada che si para davanti a Renzi è accompagnare la scelta di ridurre le tasse con il rilancio delle riforme strutturali. Un’abbinata che Bruxelles in passato ha sempre apprezzato.