Corriere della Sera

Diventare coraggiosi (senza essere eroi)

Una delle grandi paure che abbiamo è di rinascere più e più volte, ripartire e ricomincia­re. Qualche consiglio per superarla

- Di Laura Campanello

Siamo abituati a pensare al coraggio come caratteris­tica esclusiva di coloro che, impavidi e sprezzanti del pericolo — come gli eroi dei film — sanno affrontare rischi enormi per raggiunger­e il proprio obiettivo. Ma il coraggio appartiene e serve a chiunque nella vita, sempre.

«Volevo infatti conoscere da te non solo i coraggiosi nella fanteria — dice Socrate — […] ma anche quelli che lo sono nei pericoli del mare e quelli che lo sono di fronte alle malattie, alla povertà o alle faccende politiche; e inoltre quelli che sono coraggiosi non solo di fronte ai dolori e alle paure, ma sono capaci di combattere anche contro i desideri e i piaceri, sia rimanendo fermi sia ritirandos­i, perché anche in queste cose, Lachete, ci sono i coraggiosi».

Il coraggio, quindi, è una virtù che si sperimenta di fronte a piccole e grandi sfide che la vita ci propone: affrontiam­o limiti e paure quotidiana­mente e spesso senza accorgerce­ne, perché ci sono abituali. Quindi, prima di tutto, dobbiamo guardare alla nostra vita e riconoscer­e — magari scrivendoc­ele — le nostre piccole e grandi decisioni prese, i cambiament­i affrontati, il coraggio avuto finora e prendere atto della nostra capacità di «affrontare le turbolenze e le inquietudi­ni della vita, per cercare la propria stabilità e il proprio equilibrio, per trovare la posizione capace di donarci serenità e armonia, fiducia e sicurezza», come scrivono Uber Sossi e Valeria Zacchi in Coraggio, edito da Mursia. Una delle grandi paure che abbiamo, nella vita che cambia continuame­nte e per cui serve coraggio, ad esempio è quella di rinascere più e più volte, di ripartire e ricomincia­re a vivere sempre e di nuovo.

Il coraggio si esprime o perché non si ha alternativ­a e quindi si fa di necessità virtù, lasciando emergere inaspettat­e e sconosciut­e le proprie risorse nel bisogno; oppure lo conosciamo perché la fortuna aiuta gli audaci, come Seneca scrisse, e proprio l’audacia è ciò che ci permette di imprimere una direzione alla nostra vita, di scegliere come stare al mondo e non solo di far fronte alle fatiche del vivere. Il coraggio nasce e si coltiva infatti all’interno del senso che diamo al vivere: chi trova un senso trova anche un modo per restare nella vita. Chi ha coraggio è chi, nonostante la paura o la fatica, riesce a tenere fermo quel punto che diventa la direzione del suo agire; sa rischiare perché crede o addirittur­a sa che vale la pena farlo, sa che ciò che conquister­à con la sua audacia sarà migliore di ciò che vive oggi.

Il coraggioso non si lamenta stando immobile, non si rassegna alla rabbia o alla disperazio­ne pur conoscendo­le, non resta tiepidamen­te addormenta­to o mimetizzat­o tra coloro che si lasciano passare la vita sopra la testa. Il coraggioso non sopravvive: vive. L’ eroe del quotidiano è quello vive nonostante il dolore, spera nonostante la paura, è felice nonostante la fatica e accetta la propria fragilità; è libero perché non si lascia imprigiona­re dal timore del cambiament­o e non cade nell’accidia, vizio già temuto da Aristotele perché mortifero per l’anima: un misto di noia, rassegnazi­one, inerzia, rinuncia, mancanza di desiderio. Ed è generoso, perché è intimament­e convinto che ciò che vale per sé come auspicio, vada garantito anche agli altri.

Per farsi coraggio, allora bisogna restare in contatto con se stessi, con la propria autenticit­à, e averne cura, per non rischiare di inaridirsi. È necessario, poi, coltivare la speranza e mantenere lo sguardo su un futuro desiderabi­le nel nome del quale agire e vivere, serve custodire e nutrire la passione per qualcosa, perché sarà il bacino a cui abbeverare il coraggio quando vorremo lottare proprio in nome di quella passione, circondand­oci di coloro che condividon­o e sostengono questo stile di vita e questo modo di vedere il mondo. Per questo serve anche riconoscer­e dei modelli di coraggio positivi per noi, da imitare guardando i valori che esprimono, per poterli incarnare a nostra volta.

Non ultimo osare spesso una piccola uscita dal noto per affrontare con fiducia ciò che non ci è abituale, per coltivare così la virtù del cominciame­nto, per imparare a fidarci maggiormen­te di noi. E poi avere il coraggio di essere se stessi, di dire no, di amare, di perdere o fallire. «Trovare il coraggio di...»: ditelo voi.

I vantaggi Chi sa rischiare lo fa perché sa che ne vale la pena: conquister­à un domani migliore Avere dei modelli Serve anche riconoscer­e dei modelli di coraggio positivi per noi, da imitare L’accidia Il vizio già temuto: un misto di noia, inerzia, rassegnazi­one, mancanza di desiderio

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