Il diluvio e la salvezza, l’arca di Noè degli animali preziosi
A Parigi la collezione di spille di Van Cleef & Arpels, allestita da Bob Wilson. «Un viaggio sensoriale»
Un’arca di Noè dal valore inestimabile, dimenticando per un attimo che comunque, certo, è impossibile eguagliare l’originale ma solo cercare di trasmetterne l’emozione. Così anche un racconto biblico in diamanti e zaffiri e pietre preziose può diventare un’esperienza sensoriale. Ci si sente per un attimo come se il diluvio universale travolgesse lo spettatore, anche un po’ scettico, al momento di entrare in quella strana scatola nera — che simboleggia un portagioie — allestita all’Hotel d’Evreux, in place Vendôme a Parigi, proprio accanto all’hotel Ritz. Van Cleef & Arpels, gioiellieri fra i più famosi al mondo, e Bob Wilson, scenografo americano tra i più quotati, hanno presentato ieri questa sorprendente mostra di spille di animali, pezzi di alta gioielleria che resterà aperta sino 26 settembre.
Gufi e unicorni, tartarughe e koala, zebre e giraffe: 38 coppe di lui e lei e tre «single» e cioè Pegaso, la Fenice e l’Unicorno, unici realizzati con l’esclusivo «Serti Mystérieux» del 1937. Mai animali feroci, aggressivi perché non fanno parte della ricca storia figurativa della maison, di una precisione e ricercatezza incredibile: ci sono voluti tre anni per terminarla. «L’ispirazione della parata proviene da un dipinto di Jan Brueghel esposto al J. Paul Getty Museum di Los Angeles — spiega Nicolas Bos, ceo di Van Cleef & Arpels —. Non dimenticherò mai lo choc che ho provato guardando il The Entry of the Animals into Noah’s Ark, e il viaggio che anche io ho intrapreso davanti a quell’opera. Inoltre, l’arca di Noè è un grande mito raccontato in molte religioni e culture. È narrato nella Bibbia (Genesi), nel Corano, nella letteratura rabbinica ebraica, negli scritti mesopotamici, nella mitologia greca e cinese, e anche in testi sanscriti. L’obiettidipinto
vo non è quello di approfondire la sua sostanza mistica; piuttosto, è quello di accostarsi alla sua meravigliosa e onirica, appartenenza ad un regno fanciullesco, soprattutto perché favole e animali hanno influenzato la creatività la nostra maison».
A Bob Wilson il compito di sceneggiare proprio quell’universo con un approccio che lui conosce bene: da una parte i regni dedicati alla fanciullezza, alla letteratura e a gli animali, dall’altra quei viaggi sensoriali che ha scoperto dopo aver adottato un bambino non udente. «Ho capito con lui l’importanza delle vibrazioni che sono suoni del corpo», ha raccontato ieri in una conferenza stampa dove i suoi silenzi, le sue pause, le sue considerazioni, la sua lentezza hanno reso l’atmosfera suggestiva e pronta per i tuoni e i lampi e il frastuono della pioggia e il canto degli uccelli e la visione del mare quieto dell’installazione.
«Ero a Berlino, volevo entrare allo zoo ma stava per chiudere, avevo solo dieci minuti e intanto il sole stava calando e in quell’attimo, per poco, gli animali si sono zittiti e c’erano solo i loro corpi che si muovevano. Luce, ombra e vibrazioni. L’intera scenografia ruota attorno alla stessa ricerca. L’ispirazione è ovunque, in un raggio di luce, in una visione, in una melodia, in un dipinto, in un incontro, in un cielo, in una parola, in una risata, in una lacrima. Il mio lavoro non è mai stato intellettuale, né razionale. Questa è la mia prima volta nella ideazione di una scenografia per i gioielli, e mi sono dilettato ad esplorare nuovi territori per sfidare la mia creatività».