«I colori del lago di Como per la mia Krizia che torna a sfilare»
Zhu Chongyun, la designer-imprenditrice cinese che ha rilevato il marchio «Apriremo presto a Shanghai e a Tianjin e poi penseremo all’Europa»
«Il lago di Como, con il ritmo veloce dell’acqua che si increspa. E poi il romanticismo di questi paesaggi che ho scoperto un giorno partendo per una gita in auto, dalla mia nuova casa milanese. Ecco che cosa ci sarà di italiano nella nuova collezione Krizia. Ovviamente poi, italiani saranno i tessuti: seta, organza e anche materiali nuovi». Zhu Chongyun, la designer e imprenditrice cinese che nel 2014 ha rilevato Krizia svela in anteprima gli abiti che tornano a sfilare a settembre nel calendario della Fashion Week. La prima passerella Krizia, dal passaggio di proprietà due anni fa.
«Eccolo l’azzurro del lago, in questi abiti e caban. Mentre le onde rivivono nelle mille pieghe di questo capo in pelle. Ma nella collezione ci saranno anche i colori delle montagne sopra il lago, e ci saranno le tigri e l’oro che fanno parte della storia di Krizia — dice mentre indica i bozzetti —. Tutto però ripensato in una chiave più personale e internazionale: c’è il black and white che anch’io amo ma il bianco è un crema e l’oro c’è ma è un dettaglio, mai un colore totale».
Mrs Zhu è bella, molto alta. I capelli annodati in una treccia
nera che ricade su un lato con un lungo nastro. Abito candido e sandali raso-terra. Si muove nel suo studio di via Manin a Milano, dove la storia di Krizia non è stata cancellata, anzi, è presente nei ritratti multipli di Mariuccia Mandelli alle pareti, nelle tigri e nei serpenti nel dna della maison, riprodotti sul pavimento. «Questo è il mio team al lavoro», indica, aprendo un laboratorio creativo dove si confrontano giovani di varie nazionalità, italiani ma anche australiani, per esempio. L’unica cinese è lei. «Non è il team delle prime collezioni, abbiamo cambiato e continueremo a farlo». Un team, ma è lei a guidare.
«Lavoro con loro durante tutto il percorso creativo. E sa perché? Perché da quando ho iniziato mi sono resa conto che per capire l’esatto posizionamento dei capi, comunicarlo poi ai canali di distribuzione, e sapere in tempo reale che cosa non va e aggiustare la rotta c’è solo un modo: lavorare in prima persona».
Insomma, non è cambiato molto da quando, agli inizi dei ‘90, decise di trasferirsi a Shenzhen, la metropoli da oltre 10 milioni di abitanti, per provare a dedicarsi alla sua passione: la moda. Al mattino
a disegnare e poi via in bici per la città a proporre i capi ai negozi. A volte cucinava lei stessa per i collaboratori. «Oh sì, ho sempre fatto di tutto — sorride —, e anche oggi seguire tutto in prima fila è la sola strada per avere la consapevolezza del business».
Con il business, oltreché con la moda, Mrs Zhu — affiancata dal marito Yao Jian Hua — sin qui ha dimostrato di saperci fare. E la sua storia è la storia della Cina di oggi, di molti imprenditori della superpotenza che fa shopping nel mondo. Nata ad Hangzhou da una famiglia di insegnanti, dopo la laurea in ingegneria ha seguito con determinazione la sua passione: la moda. Il risultato è Marisfrolg Fashion, fondata a Shenzhen nel 1993 che fa capo alla Shenzhen Grace Invest Development. Un polo del tessile-moda da 418 milioni di dollari, oltre 400 negozi e 4.000 dipendenti.
A che punto è il nuovo headquarters di Shenzen? «Sarà pronto a fine anno». E i piani di quotazione per Marisfrolg? «Li abbiamo solo posticipati perché il mercato cinese ha attraversato una fase delicata, ma il 2017 sarà l’anno della Borsa». Torniamo a Krizia, dopo la riapertura della boutique di via della Spiga a Milano, quali nuove vetrine? «Apriremo a breve a Shanghai e a Tianjin e poi penseremo all’Europa: Londra e Parigi, ma anche Roma, e poi New York. Non mi sono data un timing, Krizia per me è un progetto a lungo termine». C’è da crederle, la figlia maggiore ha ereditato la stessa passione: «Ha 19 anni e ama moda e tessuti, si è appena iscritta alla Parsons school di New York — conclude Zhu —, mentre la piccola, di 14, è portata per l’arte».
In prima persona «Seguo tutto in prima persona, per capire in tempo reale se qualcosa non va»