Corriere della Sera

L’hotel diffuso oltre alla casa-museo Il principe vuol rilanciare l’Isola Bella

I cinque secoli di storia dei Borromeo. Da far scoprire anche con Airbnb

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I signori dell’isola Marina e Vitaliano Borromeo nel museo, davanti al modello ottocentes­co che riproduce il palazzo e i giardini dell’Isola Bella. l palazzo accoglie con la sua imponenza chi attracca nel piccolo approdo, e quasi non si nota il borgo che si estende a ridosso dei maestosi giardini all’italiana. Isola Bella, mezzo chilometro quadrato che affiora dal lago Maggiore, casa dei Borromeo: solo una porta separa il percorso museale dagli appartamen­ti privati dove vive la famiglia. Un luogo dalla doppia anima, anzi tripla, perché da quest’anno le case abbandonat­e del borgo rinascono con botteghe e luoghi di condivisio­ne, inserendo questo spaccato di storia nobile nella contempora­neità.

Il principe Vitaliano Borromeo e la moglie Marina ci fanno da guida nel luogo che da cinque secoli è la casa di famiglia: «Trascorria­mo qui gran parte dell’estate vivendo il palazzo totalmente. Che significa abitarlo, ma anche interagire con i visitatori e i dipendenti», spiega lui. «Anche se non ci facciamo mancare i bagni nel lago, le partite a ping pong con i nostri figli e lo sci d’acqua», aggiunge lei, aprendo la porta della zona più privata, mentre il pubblico fa ordinatame­nte la fila all’ingresso del museo.

Se non fosse per qualche dettaglio — la tavola pronta per due, lo schermo tv tra i divani, il cane Golia che si aggira con disinvoltu­ra — quasi non si crederebbe di essere in una «casa» vera: soffitti decorati, arredi antichi, arazzi, opere d’arte. L’atmosfera è da reggia. «Abbiamo scelto di vivere il luogo lasciandol­o com’era, senza snaturarlo. Per esempio noi pranziamo qui», spiegano «In digitale 4 milioni di fogli del nostro archivio. E per le famiglie penso alle gite sul Mottarone» mostrando la sala da pranzo, tra statue, consolle e applique antiche. «Gran parte dei mobili proviene da case di famiglia che non ci sono più: idea di mio nonno, che aprì al pubblico il palazzo negli anni 50, dividendol­o e arredando la parte privata con pezzi “recuperati”, più leggeri degli originali», racconta lui, mentre lei dà gli ultimi tocchi al centrotavo­la: «È francese, fine Ottocento in vermeil, componibil­e. In base alle occasioni si integra con i candelieri e le alzate: stasera La dimora La zona privata di palazzo Borromeo: sopra, la «sala delle bestie»; accanto, un dettaglio della sala da pranzo con il centrotavo­la di famiglia; a destra, il «salottino turco».

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