La vendetta di Tom Ford
Tradimenti e delitti in uno psicodramma «Stile importante ma serve la sostanza»
dei potenti della Terra. Eppure è al suo secondo film. La proiezione è accolta dalla stampa da un applauso «medio», forse frenato dalla morbosità estetizzante, anche se la raffinatezza di certe battute strappano consensi a scena aperta («Avere un marito gay non è così male: sono l’unica donna della sua vita», dice una comprimaria).
La crudeltà della vicenda (tratta dal romanzo Tony & Susan di Austin Wright) risulta un po’ laccata e perfettina, c’è nelle immagini di questo psicodramma griffato una certa idea di lusso che a quei cinefili con la borsa usa e getta del festival portata a tracolla non va giù. Questione di stile. La stakanovista Amy Adams (due film in gara in due giorni) nel film riceve un manoscritto dall’ex marito Jake Gyllenhaal («non avevo mai ricevuto prima una sceneggiatura su carta rossa»). I due non si parlano da vent’anni. Il romanzo è la storia di una famiglia in viaggio di notte per le solitarie strade del Texas, che Tom Ford conosce bene per esserci nato. Tre balordi mandano la loro auto fuori strada e succede l’inferno. Uno psicodramma Sguardo Jake Gyllenhaal in «Nocturnal Animals». In alto da sinistra: il regista Tom Ford (55 anni), Amy Adams (42) e Aaron TaylorJohnson (26) dark. Le cattive intenzioni le ritrovi nelle loro facce poco raccomandabili. Il personaggio di Amy è una pragmatica mercante d’arte che trovava noiosi i libri dell’ex marito. Lo ha lasciato per un uomo più giovane e di bell’aspetto: scoprirà di essere tradita.
Il regista si riconosce nell’ex marito, sensibile e fragile: «Anche io sono del Texas, lì c’è un’idea precisa della mascolinità, che non mi appartiene». La donna ha sbagliato a fare quella scelta, a mollarlo in maniera brutale, ipocrita e «borghese», giudicandolo un uomo debole, un perdente. Si ritrova avvinta da quel manoscritto resetta la gerarchia degli affetti, come un viaggio interiore dentro se stessa. Ma è troppo tardi. C’è il vecchio trucco della doppia storia. Lei legge il libro che noi spettatori seguiamo sullo schermo. Tom, che tipo di regista è? «Vecchia maniera. Lo stile è importante, ma deve servire la sostanza».
«Il cinema e la moda sono abbastanza simili, un lavoro di équipe con una visione unica»