Festival di Salisburgo Un successo italiano
Il Festival di Salisburgo chiude i battenti con 220 mila visitatori, 30 milioni di incasso e, secondo uno studio svolto dall’Università di San Gallo, emerge che nel suo complesso ha negli anni impiegato 2.800 persone e pagato tasse per 77 milioni, aiutando attraverso la cultura i bilanci statali. Questa edizione sarà ricordata anche per un rinnovato rapporto con l’Italia. In tre principali opere messe in scena, West Side Story, Faust e Don Giovanni, hanno primeggiato i tre soprani italiani dalle simili caratteristiche molto mediterranee: Cecilia Bartoli, Maria Agresta e Carmela Remigio. Nel Faust, per altro, il regista Reinhard von der Thannen ha messo in scena un gigantesco scheletro ispirato alla celebre opera di Gino De Dominicis. Grande successo anche per il ritorno della Filarmonica della Scala con Riccardo Chailly (dopo 17 anni) nella tappa della loro tournée europea. Per questa attenzione al rapporto con l’Italia al presidente del Festival, Helga Rabl-Stadler, è stato conferito il titolo di Grande Ufficiale dell’ordine della Stella d’Italia: una medaglia le è stata appuntata da Riccardo Muti (alla 250esima volta sul palcoscenico di Salisburgo) dopo il concerto da lui diretto con l’Orchestra Filarmonica di Vienna. «Credo che il mio amore per l’Italia sia genetico: sono nata nello stesso giorno 2 giugno 1948, quando è nata la Costituzione italiana — ha commentato la Rabl-Stadler —. Per me l’Italia, all’infuori della mia patria, rappresenta il meglio dell’Europa». Il maestro Daniele Gatti e gli interpreti del Don Giovanni (Ildebrando D’Arcangelo, Luca Pisaroni e Paolo Fanale) hanno completato il successo italiano in Austria.