Ciao arbitro
Infantino, presidente della Fifa, non ha dubbi «A Bari si è fatta la storia, ma il calcio non cambierà: la Var sarà solo un aiuto»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Le proteste dei giocatori. La furia dei tifosi. Il vittimismo di allenatori e dirigenti. Tutto questo in futuro potrebbe ridursi a semplici chiacchiere da Var. Perché l’assistenza video per gli arbitri, sperimentata giovedì sera a Bari durante Italia-Francia, ha convinto e può così cominciare il suo lungo percorso fatto di ulteriori test periferici e silenziosi, in vista dell’eventuale decisione — che spetta all’Ifab — se introdurla o meno al Mondiale del 2018. «Qui si è fatta la storia del calcio» ripete il presidente della Fifa, Gianni Infantino, che però aggiunge subito, quasi in contraddizione: «La Var aiuta l’arbitro, il calcio non cambia».
Strana rivoluzione, quindi, con il ruolo futuro dell’arbitro «telecomandato» tutto da valutare (sarà rafforzato o svilito?), proprio poche ore dopo il fattaccio di Giappone-Emirati Arabi in cui non è stato convalidato un clamoroso gol ai giapponesi in una partita valida per le qualificazioni a Russia 2018. Il tema dell’uniformità del calcio è più che mai d’attualità se una partita è controllata da due furgoncini «regia» nel parcheggio dello stadio, collegati a 22 telecamere. L’assistenza in diretta all’arbitro è un paracadute a tutti gli effetti, che rende il clima molto più sereno anche tra i protagonisti, come ha sottolineato l’olandese Kuipers, arbitro a Bari: «L’esperimento è stato sicuramente positivo, perché dà ulteriori certezze all’arbitro nel controllo della partita. In particolare ho notato che i giocatori accettano le decisioni con maggiore serenità. E così è meglio per tutti, a partire dai direttori di gara, che sono più rilassati e fiduciosi».
Kuipers ha avuto il conforto della «regia» in almeno quattro casi: una possibile espulsione (Sidibe su De Rossi, ammonito), un possibile rigore (braccio di Kurzawa attaccato al corpo) e i gol di Giroud e Kurzawa, regolari. A questo punto è naturale chiedersi chi governa il match, ovvero se il ruolo e la centralità dell’arbitro ai tempi della video assistenza resteranno gli stessi. Anche perché la Var — che viene usata per gol, rigori, espulsioni e scambi di persona — potrebbe creare dipendenza. Un punto, questo, nient’affatto secondario, come testimoniano le parole dello svizzero Massimo Busacca, responsabile degli arbitri Fifa: «È fondamentale che l’arbitro non pensi che non debba più studiare prima di andare in campo, solo perché ha l’aiuto della tecnologia. Bisogna insistere nella preparazione, la Var eviterà errori gravi ma non cambierà il modo di arbitrare». Si vedrà: intanto giovedì sono «spariti» gli arbitri di porta. E sulle situazioni dubbie — quelle che neanche il replay televisivo riesce spesso a dirimere — chi avrà l’ultima parola?
Da ottobre la sperimentazione continua in serie A, ma senza il collegamento diretto con l’arbitro, poi sarà intensificata nelle partite a livello giovanile. Italia-Germania il 15 novembre a San Siro dovrebbe essere la prossima cassa di risonanza. In attesa dell’Ifab, da sempre conservatrice, e del Mondiale: grazie alla Var potrebbe essere il primo senza gol di mano o rigori inventati. Ma i grandi arbitri, quelli, devono esserci.