«Tra gli Stati europei c’è poca solidarietà»
Dijsselbloem: serve un mercato unico dei capitali. Mersch: va completata l’unione bancaria Monti: ora la revisione del bilancio comunitario, bisogna ripartire dalle nuove emergenze
Crisi finanziaria ed economica, terrorismo, emergenza migranti: per Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione europea, così si incrina il sogno europeo: «Manca solidarietà fra gli Stati». L’ex premier Mario Monti al Forum Ambrosetti: riformare il bilancio dell’Ue.
«La gente non capisce dove vengono prese le decisioni. C’è una perdita di fiducia nelle istituzioni, ma non negli strumenti», sostiene Yves Mersch, membro lussemburghese del comitato esecutivo della Banca centrale europea. E la moneta unica è tra questi: in un sondaggio l’81,8% dei partecipanti al Forum Ambrosetti ha votato che «l’euro è un successo».
Di più: Mersch rivela che «per la prima volta in Danimarca ci sono voci a favore della moneta unica». Ma poi, nella giornata di Cernobbio dedicata alle sfide europee dopo l’addio della Gran Bretagna all’Unione, aggiunge: «Forti istituzioni sono cruciali per una crescita economica sostenibile». Crescita che per ora resta «insoddisfacente». Quanto insoddisfacente si saprà l’8 settembre, quando la Bce aggiornerà le sue stime sull’economia dell’eurozona, che incorporeranno gli effetti post Brexit.
Le priorità per rilanciare la crescita? Investimenti dal settore privato, anche dall’estero, e riforme strutturali per ritrovare la competitività e ridare fiducia agli investitori, afferma il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, sottolineando che c’è bisogno del sostegno dei bilanci pubblici, ma «soprattutto di riforme per aprire i mercati, liberalizzare le professioni, investire in educazione e sostenere gli investimenti». Serve «un vero mercato unico dei capitali, più liquido e meno bancocentrico», dice. Quanto al problema delle banche, «non è solo un caso italiano», sostiene l’olandese, che semmai all’Italia rimprovera il debito «troppo alto». (Un’altra bacchettata arriva dal vicepresidente della Commissione Ue Vladis Dombrovskis, che su un’ulteriore flessibilità dei conti pubblici avverte che «lo spazio è molto limitato perché l’Italia nel complesso ha esaurito nel 2015 e 2016 tutta la flessibilità che era disponibile»). Per rafforzare il sistema bancario in tutta Europa bisogna complepopulismi», tare subito l’Unione bancaria, con l’introduzione di una garanzia europea sui depositi fino a 100 mila euro. Lo chiede Mersch, lo ripete Dijsselbloem.
Gli investimenti sono la chiave non solo «per battere i ma anche «per far diventare l’Europa un vero mercato unico di 500 milioni di persone che ancora non è», spiega Günther Oettinger, commissario Ue per l’Economia e la società digitale, e suggerisce «una piattaforma digitale unica europea, standard europei e di investire miliardi nell’informatica digitale attraverso consorzi pubblici e privati».
Mario Monti cambia prospettiva: un modo per fermare il processo di disintegrazione, dichiara, è «ripartire dal bilancio europeo», che deve tenere conto delle nuove emergenze: dai rifugiati al controllo della frontiera esterna della Ue, dalla difesa alla sicurezza, dalle politiche dell’immigrazione al cambiamento climatico, sostiene Monti, che li definisce «i nuovi beni pubblici europei», di cui l’Unione deve farsi garante. «Il benessere e la felicità dei cittadini oggi dipendono sempre più da questi aspetti», afferma il senatore a vita, ex premier ed ex commissario dell’Unione Europea prima al mercato interno poi alla concorrenza. E anticipa alcuni degli orientamenti del gruppo di lavoro che presiede (su incarico di Commissione, Parlamento e Consiglio) per studiare la riforma del bilancio comunitario.
«Oggi il bilancio dell’Unione, pari a poco più dell’1% del Prodotto interno lordo europeo, è in gran parte costituito da trasferimenti a certe regioni o ad alcuni settori, come ad esempio gli aiuti all’agricoltura, i fondi strutturali e i programmi voluti da questo o quel governo. Ma il mondo è cambiato e tutti gli Stati sono consapevoli che esistono funzioni nuove e vitali», sostiene Monti. Per cambiare, però, serve la capacità di produrre e offrire questi nuovi beni e poi le risorse. «Bisogna creare una capacità di finanziamento che sia più trasparente, più democratico e in un qualche modo progressivo, visto che ora spesso i Paesi più poveri finiscono per contribuire di più».