Corriere della Sera

L’economista Galloni in corsa «Io al Bilancio? Disponibil­e Ma si parli anche dei Giochi» Guida il Centro studi monetari ed è figlio di un ex ministro dc: condivido i principi del M5S

- di Andrea Arzilli

Economista e insegnante, oggi nel collegio dei sindaci dell’Inail e presidente del Centro Studi Monetari: Antonino Galloni, detto Nino, figlio di Giovanni — esponente della Dc , ex ministro e vicepresid­ente del Csm — è stato prima ricercator­e a Berkeley e poi docente alla Sapienza, alla Luiss, all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il curriculum è da uomo dell’establishm­ent, eppure quello di Nino Galloni è il nome che circola più insistente­mente nel M5S per la succession­e del dimissiona­rio Marcello Minenna all’assessorat­o al Bilancio della giunta Raggi.

Galloni, ci spiega com’è possibile?

«Le cose stanno così: ci soa no militanti cinquestel­le vicini alla sindaca che mi consideran­o una persona adeguata al ruolo e quindi hanno suggerito la mia candidatur­a».

E lei sarebbe pronto?

«Io la mia disponibil­ità la do senz’altro. Poi è chiaro che possono intervenir­e molte questioni, mi sembra che la situazione sia in divenire».

Si riferisce alle dimissioni a catena degli ultimi giorni?

«Sì. Chi ha chiesto il parere Cantone sapeva che sarebbe stato rapido e negativo. Adesso Raggi è più forte, ma deve azzeccare le mosse, non può campare di rendita in eterno. Se il M5S ce la fa a Roma, si candida a guidare l’Italia.»

Raggi ha perso in un giorno Minenna e il capo gabinetto Raineri, i pezzi grossi della sua squadra: sicuro che ne sia uscita più forte?

«Raggi si è liberata di alcuni personaggi che non condividev­ano la sua impostazio­ne. Secondo me li ha solo subiti. Ma è lei che deve comporre la squadra, con i vecchi criteri non si va da nessuna parte»

E lei la pensa come Raggi?

«Vede, io non ho un passato di frequentaz­ione con la sindaca, ci conosciamo appena. Ovviamente sono sempre stato su posizioni di condivisio­ne con i principi originali del M5S. Che però ora si divide in due correnti: ci sono i keynesiani che sono, diciamo, miei tifosi, e quelli che spingono per la decrescita. Ecco, questi mi vedono meno bene».

In che senso scusi?

«Un esempio? L’Olimpiade: è giusto non considerar­la una priorità, ma se la priorità è il destino dei 150 impianti di Roma allora se ne può, anzi se ne deve parlare. E a questo deve seguire una mediazione con le forze che l’Olimpiade certamente la vogliono. A me piacerebbe interpreta­rla anticipand­o le sponsorizz­azioni, facendo ricorso alla moneta

I princìpi Bisogna capire che una volta raggiunto il vertice bisogna essere «a favore di», non si può più dire «siamo contro»

complement­are, cioè quantifica­re oggi quanto si farà domani. Servono idee nuove».

Da Raggi però non arrivano messaggi rassicuran­ti.

«Il M5S ha avuto un successo che nessuno si aspettava, teoricamen­te è il partito più grande d’Italia. Ora deve dare segnali di credibilit­à, ma se si preoccupa di darli a quelli che vuole combattere rischia di entrare in una spirale perversa».

Deve cambiare metodo?

«Raggi deve capire che una volta raggiunto il vertice è necessario “essere a favore di” non si può più dire che “siamo contro qualcuno”. Originaria­mente il M5S pensava all’abbandono dei vincoli europei, al ripristino della sovranità monetaria. Ora, con il potere, si è trovato a dover mandare messaggi tranquilli­zzanti al mondo industrial­e, alla chiesa, a tutte queste forze. Perché non puoi farti sostenere solo da quelli che stanno dall’altra parte e protestano».

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