«Voto sul futuro, non su di me» Boschi spinge il referendum Zagrebelsky: col Sì non insegno più
Ministra contestata a Milano. Bossi: pronti a prendere il fucile
Feste contrapposte sul referendum. Il sì appassionato e convinto di Maria Elena Boschi alla Festa dell’Unità di Milano, culla del renzismo nazionale: «Siamo tutti madri e padri costituenti perché non stiamo decidendo il futuro del governo o del Pd ma il futuro dell’Italia». Alla quindicina di persone che l’hanno contestata ha risposto a brutto muso: «Non abbiamo paura della piazza perché siamo in tanti. Non è un voto su di me ma su un Paese che ha voglia di dire sì al cambiamento. E non abbiamo paura a entrare nel merito. Sfido chiunque a trovare una virgola della legge dove si toccano i poteri del presidente de Consiglio». In cauda venenum: «Altre riforme del passato lo prevedevano».
Cambio di scena. Festa del Fatto Quotidiano a Pietrasanta. Il no provocatorio e deciso del professore di diritto costituzionale, Gustavo Zagrebelsky a confronto con il ministro Orlando: «Se passerà il sì smetterò di insegnare perché non ho capito quasi nulla di come possa funzionare questa riforma e non potrei spiegarlo ai miei studenti». Al ministro che ha obiettato che anche Ingrao e Berlinguer volevano una sola Camera e nessuno li ha mai accusati di voler profanare la democrazia, il professore ha ribattuto: «Per loro il centro era il Parlamento, voi creerete un piccolo aborto».
Ma il referendum serve anche per fare i conti nel centrodestra. L’iniziativa La ministra delle Riforme Maria Elena Boschi (nella foto Ansa), autrice della legge di modifica costituzionale che sarà sottoposta a referendum, è stata ieri ospite alla Festa dell’Unità di Milano per un’iniziativa sulle ragioni del Sì. C’è stata anche una piccola contestazione da parte di sostenitori del No: «Ci fa piacere che siate qua — ha detto Boschi — ma ora lasciateci parlare, come si fa in democrazia»