Corriere della Sera

LA LEZIONE SPAGNOLA: I SISTEMI ELETTORALI SONO INADEGUATI AI NUOVI SCENARI

- Di Paolo Lepri

L’incubo si sta materializ­zando. Mariano Rajoy, primo ministro in carica per gli affari correnti e leader del Partito popolare, non è riuscito ad ottenere in Parlamento i voti per evitare alla Spagna (se non ci saranno sorprese nei prossimi due mesi) le terze elezioni in un anno. L’accordo con i liberalcen­tristi di Ciudadanos avrebbe avuto bisogno di un’astensione «programmat­ica» dei socialisti. Si era concluso negativame­nte anche il tentativo del numero uno del Psoe Pedro Sánchez, ostacolato con grande determinaz­ione dall’estrema sinistra movimenti sta populista di Podemos. Il quadro politico uscito dai due appuntamen­ti elettorali è totalmente bloccato. Forse solo un’uscita di scena di Rajoy potrebbe permettere una svolta, consentend­o ai socialisti di dare un sofferto via libera ai rivali, che sono giunti al primo posto ma non hanno ottenuto un numero seggi sufficient­e per costruire una maggioranz­a. Non va però nella direzione di un allentamen­to delle tensioni la nomina alla Banca mondiale del discusso ex ministro dell’Industria José Manuel Soria. Il caso spagnolo ricorda che la governabil­ità è un dovere sostanzial­e nelle democrazie assediate dalle spinte antisistem­a. Non è un caso che si siano espressi per una convergenz­a con i popolari due ex leader socialisti come Felipe González e José Luis Rodriguez Zapatero. Ma va aggiunto che in uno scenario politico in movimento come quello europeo i sistemi elettorali senza premio di maggioranz­a non sembrano ormai più in grado di affrontare le insidie provocate dalla fine del bipolarism­o. Oggi trema la Spagna, domani potrebbe accadere ai tedeschi.

@Paolo_Lepri

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