FRANCIA, TRADIRE IN POLITICA È UNA REGOLA
Nella primavera prossima i francesi dovranno scegliere il presidente della Repubblica dopo il complicato quinquennio di François Hollande. A novembre sono previste le primarie della destra, poi ci saranno quelle della sinistra alle quali non è certa la partecipazione dell’attuale capo dello Stato. In attesa che Hollande decida se ripresentarsi o meno (è molto probabile), lo scenario politico francese è gia in movimento, e dominato da un tema di fondo: il tradimento.
Tradimento a sinistra, dove l’ormai ex ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, lascia il governo per dedicarsi al suo movimento «En Marche!» e preparare una sua candidatura autonoma all’Eliseo. Macron deve tutta la sua breve carriera politica a Hollande, che chiamò il giovane e brillante banchiere d’affari all’Eliseo come consigliere per l’Europa e l’economia. Poi Hollande, d’accordo con Il premier Valls, decise di dare una svolta «social-liberale» al governo e nominò Macron ministro dell’Economia. Da quel momento Macron ha curato la sua immagine di uomo libero, attaccando i totem della sinistra
Primarie Ci si combatte tra avversari e soprattutto tra compagni di schieramento
(per esempio le 35 ore) alle quale comunque doveva la sua presenza sotto i riflettori. Le dimissioni sono diventate inevitabili e attese per mesi ma scattano adesso, quando bisogna posizionarsi prima che le primarie cristallizzino il panorama politico. «Ho toccato con il dito i limiti del sistema politico francese», dice Macron. «Mi ha tradito con metodo», commenta Hollande.
Tradimento anche a destra, dove l’ex premier François Fillon si trova indietro nei sondaggi (dietro Alain Juppé, Nicolas Sarkozy e Bruno Le Maire) e per recuperare decide di attaccare apertamente l’uomo con il quale ha lavorato per cinque anni, Sarkozy. «Ve lo immaginate il generale De Gaulle indagato? Un uomo politico con problemi di giustizia non dovrebbe candidarsi», ha chiesto Fillon ai suoi sostenitori che applaudivano. Il riferimento era appunto a Nicolas Sarkozy, che quando era all’Eliseo dava al premier Fillon del «collaboratore». Fillon ha lavorato per lui con abnegazione e lealtà per cinque anni, guadagnandosi la stima e il riconoscimento di uomo pacato, elegante, serio. Una reputazione oggi accantonata per fare spazio agli attacchi personali. Il tradimento vince su tutto.
A otto mesi dalle Presidenziali il clima politico è già velenoso, ci si combatte non solo tra avversari ma soprattutto tra compagni di schieramento. È il danno collaterale delle primarie.