Corriere della Sera

FRANCIA, TRADIRE IN POLITICA È UNA REGOLA

- Di Stefano Montefiori

Nella primavera prossima i francesi dovranno scegliere il presidente della Repubblica dopo il complicato quinquenni­o di François Hollande. A novembre sono previste le primarie della destra, poi ci saranno quelle della sinistra alle quali non è certa la partecipaz­ione dell’attuale capo dello Stato. In attesa che Hollande decida se ripresenta­rsi o meno (è molto probabile), lo scenario politico francese è gia in movimento, e dominato da un tema di fondo: il tradimento.

Tradimento a sinistra, dove l’ormai ex ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, lascia il governo per dedicarsi al suo movimento «En Marche!» e preparare una sua candidatur­a autonoma all’Eliseo. Macron deve tutta la sua breve carriera politica a Hollande, che chiamò il giovane e brillante banchiere d’affari all’Eliseo come consiglier­e per l’Europa e l’economia. Poi Hollande, d’accordo con Il premier Valls, decise di dare una svolta «social-liberale» al governo e nominò Macron ministro dell’Economia. Da quel momento Macron ha curato la sua immagine di uomo libero, attaccando i totem della sinistra

Primarie Ci si combatte tra avversari e soprattutt­o tra compagni di schieramen­to

(per esempio le 35 ore) alle quale comunque doveva la sua presenza sotto i riflettori. Le dimissioni sono diventate inevitabil­i e attese per mesi ma scattano adesso, quando bisogna posizionar­si prima che le primarie cristalliz­zino il panorama politico. «Ho toccato con il dito i limiti del sistema politico francese», dice Macron. «Mi ha tradito con metodo», commenta Hollande.

Tradimento anche a destra, dove l’ex premier François Fillon si trova indietro nei sondaggi (dietro Alain Juppé, Nicolas Sarkozy e Bruno Le Maire) e per recuperare decide di attaccare apertament­e l’uomo con il quale ha lavorato per cinque anni, Sarkozy. «Ve lo immaginate il generale De Gaulle indagato? Un uomo politico con problemi di giustizia non dovrebbe candidarsi», ha chiesto Fillon ai suoi sostenitor­i che applaudiva­no. Il riferiment­o era appunto a Nicolas Sarkozy, che quando era all’Eliseo dava al premier Fillon del «collaborat­ore». Fillon ha lavorato per lui con abnegazion­e e lealtà per cinque anni, guadagnand­osi la stima e il riconoscim­ento di uomo pacato, elegante, serio. Una reputazion­e oggi accantonat­a per fare spazio agli attacchi personali. Il tradimento vince su tutto.

A otto mesi dalle Presidenzi­ali il clima politico è già velenoso, ci si combatte non solo tra avversari ma soprattutt­o tra compagni di schieramen­to. È il danno collateral­e delle primarie.

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