Saccomanni: contro i tagli riqualificare i bancari ad assistere le piccole imprese
L’ex ministro: più servizi per 5 milioni di pmi
«Bisogna riqualificare i bancari e trasformare le filiali in centri di assistenza finanziaria alle piccole e medie imprese», propone Fabrizio Saccomanni, ex ministro delle Finanze nel governo Letta, oggi vicepresidente dell’Istituto di Affari internazionali e senior fellow alla Luiss.
La sua soluzione, lanciata al Forum Ambrosetti, risolverebbe almeno in parte il problema degli esuberi bancari. Proprio a Cernobbio il presidente del consiglio Matteo Renzi ha stimato 150 mila posti di troppo allo sportello, circa la metà dell’organico complessivo da ridurre in 10 anni.
I sindacati dei bancari hanno già minacciato uno sciopero generale per contestare quei numeri.
«Mi sembra una reazione istintiva che si può anche comprendere. Ma alla fine tutte le parti in causa dovranno riflettere sulle prospettive di lungo periodo, che sono cambiate a causa dell’innovazione tecnologia, e rendono l’attività bancaria online prevalente. Le nuove tecnologie permettono ad operatori che non sono banche di fare funzioni finora svolte dagli istituti di credito».
Quali funzioni?
«Ad esempio il Blockchain può sostituire il sistema dei pagamenti oggi ancorato sulle banche. Con i bitcoin si possono trasferire i soldi con la stessa velocità di un tweet e a un costo bassissimo. Ci sono società che utilizzano il cloud computing e i cosiddetti big data e hanno creato algoritmi per valutare la rischiosità dei clienti, imprese e privati. Queste funzioni vengono svolte in modo più rapido e meno costoso delle banche, che perciò rischiano di essere tagliate fuori perdendo una parte del loro business».
Da qui la necessità di ridimensionare il settore. Crede che 150 mila esuberi sia una stima realistica?
«Non ne ho idea. Penso che qualcuno avrà fornito quel numero a Renzi».
Perché propone di trasformare le filiali in eccesso in centri di assistenza finanziaria alle piccole e medie imprese?
«In un Paese con 5 milioni di piccole e medie imprese come il nostro c’è bisogno, soprattutto a livello locale, di più cultura finanziaria e servizi per aiutare le aziende a crescere, altrimenti molte società rischiano di scomparire. Il vero problema dell’Italia è proprio il nanismo delle imprese, che devono crescere ma non sanno a chi rivolgersi per finanziamenti a lungo
Il problema vero è il nanismo delle imprese, che devono crescere ma non sanno a chi chiedere finanziamenti a lungo termine
termine».
Sarebbe un compito delle banche.
«Oggi le banche sono impegnate ad adeguarsi alle nuove regole e a ristrutturarsi. Quando ero al governo, tra le altre cose, lanciammo i mini bond, obbligazioni di piccolo taglio emesse dalle piccole imprese con regole semplificate, per creare forme di finanziamento alternativo al credito bancario».
Però i mini bond non hanno riscosso il successo sperato, a differenza di altri Paesi europei. Per mancanza di competenza finanziaria?
«Può essere. In ogni caso è chiaro che esiste un problema di competenza e riqualificazione anche all’interno delle banche, per formare molti impiegati bancari a svolgere la nuova funzione. Ma questo può essere oggetto di contrattazione con il sindacato, soprattutto per i giovani».
Chi paga?
«I sindacati hanno contribuito a creare un fondo di solidarietà. Ci sono inoltre ammortizzatori pubblici che possono essere usati. E il governo dovrebbe fornire un quadro di incentivi per favorire questo passaggio».