Corriere della Sera

Ultima assemblea a Torino, Exor va in Olanda

Ad Amsterdam anche la cassaforte di famiglia Giovanni Agnelli &C. Elkann difende la scelta: non è un escamotage fiscale I contatti con Samsung per Magneti Marelli. Bruxelles medierà tra Roma e Berlino sulla disputa per le emissioni

- Raffaella Polato

«Non è assolutame­nte un escamotage fiscale». Sabato 3 settembre, Lingotto. È bastata un’ora appena, ai soci, per chiudere l’era torinese di Exor. Meno ancora servirà agli eredi di casa Agnelli per decretare, subito dopo, l’identico trasloco della cassaforte di famiglia: anche per la Giovanni Agnelli & C. quella di ieri è stata l’ultima assemblea nella città da dove tutto è partito, oltre un secolo fa, è dove tutto era sempre rimasto, fino a pochi anni fa. La strada che porta le sedi ad Amsterdam era stata aperta da Cnh. Poi era toccato a Fiat Chrysler Automobile­s e Ferrari, che avevano in parallelo trasferito a Londra la residenza fiscale. Ora sono la holding e il suo azionista di controllo a chiudere il cerchio. Con le fusioni transfront­aliere approvate ieri, di «italiano» nel gruppo Agnelli resta poco o molto, a seconda dei punti di vista. «Poco»: un’unica società, la Juventus. «Molto»: le fabbriche di Fca, di Cnh, di Ferrari. Che ci sono, rimarranno, e saranno anzi rafforzate, assicura John Elkann quando arrivano le domande messe in conto. Come va letto, questo «disimpegno» dall’Italia? Davvero solo come un modo per pagare meno tasse?

Già la parola usata, «escamotage», al plenipoten­ziario della dinastia non piace. La boccia secco: «È un grande errore dare un valore simbolico a questa operazione ed estrapolar­e storie fantasiose». Tutte le maggiori controllat­e — inclusa PartnerRe, ormai principale asset della holding — sono già ad Amsterdam, e dunque «sempliceme­nte il contenitor­e segue i contenuti». Dopodiché, e qui è chiaro il riferiment­o alla attività industrial­i italiane, «se si andasse a vedere, si noterebbe come si siano notevolmen­te rafforzate».

Qualcuno non sarà d’accordo. Lui liquida le possibili obiezioni parlando di «storie fantasiose». E gioca, a sostegno, una carta teoricamen­te rischiosa. «Proprio perché la nostra scelta non ha un connotato simbolico, i politici non hanno storto il naso», dice, e in altri momenti la frase si sarebbe potuta La realizzazi­one del porto turistico di Otranto (Lecce) fa un passo in avanti. Ieri il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, insieme con il sindaco Luciano Cariddi, ha firmato l’Accordo di Programma nel castello Aragonese (foto). Con la firma di questo atto si conclude la procedura amministra­tiva, una prima fase che è durata nove anni. Alla cerimonia era presente anche Claudio De Vincenti, sottosegre­tario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Adesso può partire la seconda fase, che dovrebbe portare al rilascio della concession­e e alla chiusura degli rivelare un boomerang. Non ora. E ad ogni buon conto: se alla linea filogovern­ativa Elkann aggiunge un altro «sì» al referendum, perché «è importante semplifica­re il nostro sistema», precisa subito che il merito non è solo di Matteo Renzi, «è la sommatoria del lavoro di tanti governi precedenti».

La politica rimane tuttavia una parentesi, pur se a pochi giorni dal vertice Renzi-Merkel in casa Ferrari torna in primo piano la querelle GermaniaFc­a: Berlino ha chiesto alla Commission­e Ue — che ha accettato — di mediare con l’Italia sul presunto sforamento dei tetti di emissione da parte di almeno un modello Fca, Elkann ribadisce che «il ministro Delrio è stato estremamen­te chiaro» quando — già nei mesi scorsi — ha sottolinea­to che ai controlli nazionali non risultava alcun problema. Si ripassa così, in fretta, a parlare di business. Di Magneti Marelli, nel caso specifico. Sì, conferma il presidente Exor, lunedì al board della holding Jae Yong Lee c’era. E sì, con il numero due di Samsung lui e Sergio Marchionne hanno parlato «anche» di Marelli. Il colosso coreano non è però l’unico a guardare al gruppo: «Ci sono tanti interessi e tanti colloqui in corso. Stiamo ragionando sul miglior rafforzame­nto possibile per la società».

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