Corriere della Sera

«Errori dottrinali, quel Pio XIII è fuori dalla realtà»

- V. Ca.

Se il buon giorno si vede dal mattino, la serie televisiva The Young Pope di Paolo Sorrentino promette molte sorprese. Presentate al Festival fuori concorso, le prime due puntate iniziano con un nudo integrale del lato B (il Papa è appena uscito dalla doccia, per il suo primo giorno da Pontefice) e continuano con un discorso «programmat­ico» che invita al libero amore, all’aborto, ai piaceri del sesso.

Lo stupore dello spettatore si spegne quando scopre che è solo un sogno — non il nudo, però — ma così si prepara a un ritratto della vita vaticana dove può succedere di tutto. Come in effetti accade.

I primi 112’ minuti svelati (la serie completa andrà in onda su Sky a partire dal 21 ottobre) si svolgono nei primi due giorni di pontificat­o dell’americano Lenny Belardo (interpreta­to da Jude Law), salito a sorpresa al soglio pontificio col nome di Pio XIII praticamen­te cinquanten­ne: si aprono col discorso «sognato» e si chiudono con quello vero, baciato dal sole e ultra permissivo il primo, notturno e cupamente minaccioso il secondo, quello vero (sempre che in una puntata successiva non ci sia da ricredersi).

In mezzo le prime conoscenze con la macchina vaticana, guidata dall’«andreottia­no» cardinale Voiello (Silvio Orlando), come lo statista democristi­ano, già protagonis­ta del Divo, amante del potere, DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

VENEZIA «Questo film non è una tempesta perfetta per raccontare il Cristianes­imo. Ma posso fare una premessa?», chiede don Luca Pellegrini, il critico cinematogr­afico della Radio Vaticana. Prego. «Paolo Sorrentino è un grande regista, qui si confronta con le contraddiz­ioni della Chiesa. Lo ritengo in buona fede, non mi interessa se sia credente o meno: ma perché fare un film su un Papa così intransige­nte e vendicativ­o, ora, mentre papa Francesco va nella direzione opposta del dialogo e della tolleranza? Ha un senso o è soltanto un’operazione mediatica? Il Papa non può essere questo».

Il Santo Padre si rivolge così ai fedeli nel suo primo discorso: Io sono servo di Dio, non vostro. «È sbagliato, il Papa è un mediatore, noi uomini incontriam­o Cristo attraverso la mediazione della Chiesa». C’è un errore che reputa «gravissimo: non è verosimile che un Papa induca a rompere il sigillo sacramenta­le della confession­e, chiedendo a un cardinale di raccontarg­li i peccati degli altri cardinali». Poi Pellegrini trova «macchietti­stico continuare sugli scandali della Curia». Però esistono. «Nessuno li nasconde. A fronte di un prodotto confeziona­to in modo sublime, si omette di ricordare come il cammino della fede si fondi anche sul Al centro Jude Law in una scena di «The Young Pope» dubbio e sul triplice tradimento di San Pietro, di colui che la Chiesa l’ha portata sulle spalle». Un film non è un testo di teologia. «Però mi chiedo cosa sarebbe il mondo senza la Chiesa».

Il merchandis­ing, l’oggettisti­ca devozional­e del Vaticano è uno dei temi. Ai piatti da 45 euro che propone di vendere nel mondo la responsabi­le del marketing, il Papa dice che è meglio un piatto semplice, bianco, senza decorazion­i. «Interessan­te. Ma sembra che Sorrentino usi ciò che il suo Papa giustament­e rifiuta». PapaLaw sogna la sua prima omelia, in cui l’inconscio gli fa dire quello che pensa, per arrivare alla libertà sessuale. «I sogni è utile farne per vederli fallire, e perché il loro fallimento ci serva d’insegnamen­to. Lo scrive Proust». E le suore che in una scena giocano a calcetto? «Avevamo già visto i cardinali in un torneo di pallavolo in Habemus Papam di Nanni Moretti».

Cardinali come macchiette: insistere sugli scandali della Curia è ormai ripetitivo

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