Corriere della Sera

PERCHÉ ISRAELE SI ASTIENE DAL FARE LA GUERRA ALL’ISIS

- Paolo Quattrin studioquat­trin@gmail.com

Mi scuso per la domanda posta probabilme­nte in modo semplicist­ico e forse anche infondata, ma Israele «fa qualcosa» o, se già lo fa, potrebbe fare di più per combattere l’Isis? Più in generale, si sente al riguardo «parte» dell’Europa con le implicazio­ni del caso nei tragici attuali frangenti o ritiene di essere già troppo impegnata sul fronte palestines­e?

Caro Quattrin,

Forse dovremmo chiederci anzitutto perché l’Isis si sia astenuto sinora dall’organizzar­e in territorio israeliano attentati comparabil­i a quelli di cui è stato responsabi­le in Francia, Belgio e Turchia. Leggo in alcuni blog che il «Califfato» non vorrebbe misurarsi militarmen­te con un Paese di cui conosce l’esperienza e l’efficacia. Ma questo non gli ha impedito di sfidare la Francia e la Turchia che sono, insieme alla Gran Bretagna, i Paesi più armati e attrezzati d’Europa.

Credo piuttosto che la prudenza dell’Isis sia dovuta alle misure di sicurezza con cui lo Stato ebraico, dopo l’inizio della Intifada dei coltelli, controlla il proprio territorio. Gli islamisti di Al Baghdadi sono pronti a morire per il successo di operazioni particolar­mente pericolose, ma preferisco­no colpire là dove hanno maggiori possibilit­à di raggiunger­e l’obiettivo prima di immolarsi.

Quanto alla prudenza di cui Israele darebbe prova verso l’Isis, esiste un episodio precedente che può servire a comprender­ne i motivi. Nel 1991, quando gli Stati Uniti invasero l’Iraq per costringer­lo ad abbandonar­e il Kuwait, di cui si era impadronit­o un anno prima, Saddam Hussein reagì colpendo il territorio israeliano con un lancio di missili Scud. Israele si preparava a reagire, ma fu fermato dall’intervento del presidente degli Stati Uniti (era George H. W. Bush) e del suo segretario di Stato. Gli americani sapevano che Saddam stava cercando di trasformar­e il conflitto in una ennesima guerra arabo-israeliana e volevano impedire che questo accadesse. Gli israeliani prestarono attenzione ai consigli di Washington e sopportaro­no pazienteme­nte la pioggia degli Scud sino a quando gli iracheni dovettero concentrar­si sulla difesa del loro territorio. Oggi, molto probabilme­nte, gli israeliani sanno che una eventuale azione militare contro l’Isis consentire­bbe al «Califfo» di proclamare la «guerra santa» contro lo Stato ebraico e di mettere in imbarazzo alcuni Paesi musulmani. Gli Stati Uniti e altri Paesi occidental­i ne sono consapevol­i e non mi risulta che facciano pressioni sul governo di Gerusalemm­e per coinvolger­lo.

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