Corriere della Sera

La rincorsa

Le Mercedes sono di un altro pianeta La Ferrari punta su uno start aggressivo Marchionne: dovevamo cambiare prima

- Flavio Vanetti

Spazzolata senza pietà dalla Mercedes perfino in una Monza che un anno fa la vedeva ben più vicina a quelle Frecce d’argento che oggi invece — così ammette Sebastian Vettel — «appartengo­no a un pianeta a parte», la Ferrari entra in modalità «rincorsa» e, sul piano dell’umore, in un mix indefinito tra orgoglio e aria moscia. «Non possiamo essere contenti di una qualifica che qua e là…» aggiunge il quattro volte iridato, troncando dapprima il ragionamen­to e poi appiccican­dogli una morale: «Sì, avrebbe potuto andare meglio». Segue l’appello ai tifosi: «Nel Gp di casa accettano esclusivam­ente la vittoria? Be’, con distacchi di 8-9 decimi sanno che solo i miracoli possono funzionare. Però Monza arriva al momento giusto: è la corsa in cui abbiamo la maggiore spinta da parte della gente e di questo c’è davvero bisogno».

Qualche consolazio­ne in realtà c’è. La prima è che le Rosse sono comunque in seconda fila, con Vettel — che alla Parabolica ha regalato brividi per un’uscita larga, a rischio penalizzaz­ione — stavolta davanti a Raikkonen. Pensiero perfido: finirà come alla prima curva di Spa? Seb rassicura il popolo rosso: «Abbiamo ragionato a sufficienz­a su quanto è capitato in Belgio, certi fatti non si ripeterann­o». Bontà sua (e di Kimi). Il secondo aspetto positivo è che se le Mercedes scatterann­o con le gomme morbide, perché stravincer­e facendo una sola sosta sarà il grande slam di giornata, è pur anche vero che, almeno nelle fasi iniziali del Gp e sfruttando la maggiore prestazion­e delle coperture supersoft (accreditat­e dalla Pirelli di una tenuta pari a venti giri), il Cavallino potrà tentare di scalfire la perfezione delle W07-Hybrid declamata dal poleman Lewis Hamilton.

Riflession­e accessoria, e terzo punto per sorridere con moderazion­e: le Red Bull, che hanno tentato invano di imitare la strategia della Mercedes, paiono sotto schiaffo. Vietato sottovalut­arle, ma per la prima volta dopo un po’ di tempo la Ferrari più che badare alle spalle può ambire a guardare avanti: «Se partiremo bene e qualcosa cambierà nei primi giri, allora avremo modo di compiere le scelte migliori per noi», azzarda Raikkonen nei panni di mister Fiducia. Però Monza 2016, inclusa una qualifica specchio di tante cose, va contestual­izzata in un’annata ben diversa dall’immaginato.

Lo ha certificat­o una volta per tutte Sergio Marchionne, consegnato­si al capannello dei giornalist­i nell’afa di una giornata che ha accolto pure — sarà benauguran­te? — l’olimpionic­o del judo Fabio Basile e il bronzo olimpico della lotta Frank Chamizo: «Abbiamo mancato l’obiettivo della stagione» ha sintetizza­to il presidente prima di dare conto della recente rivoluzion­e che ha portato Mattia Binotto al coordiname­nto tecnico del team in sostituzio­ne di James Allison. «È stato un atto dovuto e forse siamo intervenut­i tardi. Ci eravamo basati sull’ottimismo della stagione 2015, generato da tre vittorie. In Australia abbiamo pensato che la macchina avrebbe potuto darci tanto. Ma gli altri sono migliorati parecchio, mentre noi siamo rimasti fermi. Era dunque il caso di dare uno scossone e con Binotto siamo nelle mani giuste». Il pensiero del capo coincide con quello di Vettel: «Per noi non è importante chi ci sta dietro, ma chi ci è davanti: le Mercedes lo sono. Dobbiamo avere pazienza, continuare a lavorare a testa bassa e pensare che ci aspetta una seconda parte di stagione emozionant­e». In verità, quest’ultima affermazio­ne sembra più un desiderio. O una preghiera.

Vettel Pensiamo a chi sta davanti non a chi sta dietro

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