L’ironia geniale di Mel Brooks e la satira sui film horror
Ottima occasione per rivedere il film più inventivo e spiritoso di Mel Brooks, Frankenstein Junior, che nel ‘74 fece conoscere in Italia il regista (al quarto titolo) destinato a far parodia di ogni spettacolo, è la recente scomparsa del suo protagonista, Gene Wilder, a 83 anni: fu lui ad avere l’idea del film e a scrivere col regista la sceneggiatura che fu «nominata» all’Oscar. Il genere horror, trionfatore degli Anni 30 frequentati da vampiri e uomini lupo, è stato fra i più bersagliati dalla satira e dalle imitazioni.
Frankenstein ne ha fatto spesso le spese (fu James Whale il suo Creatore), non solo nella paradossale fantasia anche erotica di Brooks (il Mostro è super dotato e conquisterà Madleine Khan), anche nel coevo «Rocky horror picture show» che racconta in musical un’analoga mostruosità. Pure Frankenstein jr. è diventato anni fa un musical di successo (in Italia per merito della Rancia e del bravo Giampiero Ingrassia), ricalcando le orme del film che resta al top del gradimento. Dove il nipote del barone, Wilder in gran forma, torna nell’avito castello in Transilvania per dar forma e vita alla «creatura», un mostro che scapperà dal laboratorio nel mondo, fra gag indimenticabili: i cavalli che nitriscono quando sentono il nome di Frau Blucher (Cloris Lechmann), la gobba di Igor semovente (l’altro debuttante di successo fu Marty Feldman), mentre nascosto nel ruolo cieco di Abelardo c’è Gene Hackman.
La rivisitazione del genere «de paura» è il tessuto su cui Brooks monta i suoi attrezzi comici quasi da remake, gag, equivoci e alcune battute da segnarsi. Negli Anni 70 furono due i grandi nomi della commedia yiddish: da una parte Mel Brooks, con le sue scorciatoie di grana grossa; dall’altra Woody Allen che agli inizi usò al meglio il temperamento comico di Wilder nell’episodio di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso… in cui un dottore si innamora della pecora.
Frankenstein Junior
di Mel Brooks, 1974 Paramount Channel, ore 19.10