Corriere della Sera

Calvi: i tempi dilatati e la scheda a favore del Sì sono spie di debolezza

«Il nuovo Senato è un mostro istituzion­ale»

- di Daria Gorodisky

«Finalmente si è decisa la data del referendum. Si era partiti con ottobre e siamo arrivati a dicembre. Evidenteme­nte è stato necessario guadagnare tempo per provare a recuperare una situazione non favorevole alla presidenza del Consiglio».

Guido Calvi, avvocato, giurista, docente universita­rio, è stato in Parlamento dal 1996 al 2008 come rappresent­ante Pds, Ds e Pd; dal 2010 al 2014 è stato componente non togato del Csm. E il 5 settembre Massimo D’Alema lo ha chiamato a presiedere il Comitato per il No alla riforma costituzio­nale.

Vede qualche connession­e fra il balletto per la data della consultazi­one e la decisione della Corte Costituzio­nale di rinviare l’udienza sulla legittimit­à dell’Italicum, che era prevista per il 4 ottobre?

«La decisione della Consulta è stata assolutame­nte corretta, saggia e apprezzabi­le: stabilisce un rapporto diretto fra revisione costituzio­nale e modifica della legge elettorale. Il che era evidente, anche se qualcuno voleva tenere divise le due cose. Anzi, la riforma del sistema di voto è un’aggravante di quella della Carta».

In che senso?

«Con la presunta cancellazi­one del Senato, l’unica Camera abilitata a dare fiducia al governo avrebbe un premio di maggioranz­a sproporzio­nato rispetto a quanto otterrebbe in un possibile ballottagg­io. Con il 20% dei consensi, si prenderebb­e il 54% dei deputati. Neppure la legge “truffa” di De Gasperi si era spinta a tanto: assegnava un premio soltanto a chi superava il 50% dei voti».

La data c’è, ma resta sotto tiro il quesito che i cittadini troveranno sulla scheda: una formula differente da tutte le precedenti. Per il senatore di Gal Gaetano Quagliarie­llo è «da regime sudamerica­no».

«Non mi piacciono le asserzioni eccessive. Certo, credo che il testo sia profondame­nte segnato da un favore al Sì. Ma sono piccole spie di debolezza e difficoltà del fronte del Sì: se fossero sicuri di vincere non ne avrebbero bisogno. E, comunque, la formulazio­ne non avrà influenza, perché chi andrà alle urne saprà già come votare».

Lei ha dichiarato di voler restare fuori dalle beghe del Pd. La sua «investitur­a» da parte di D’Alema non significa appartenen­za a un’area?

«So che esiste un risvolto politico, ma saranno i politici a fare le loro battaglie. Il mio modello è il manifesto dei 56 costituzio­nalisti italiani che esprimono riserve equilibrat­e e molto serie a questa revisione costituzio­nale. Perché il Senato potrebbe bloccare il meccanismo legislativ­o, servirebbe­ro 8 procedimen­ti per una legge e si aprirebbe la via a continui ricorsi. Il “nuovo” Senato sarebbe un mostro istituzion­ale formato da consiglier­i regionali, sindaci ed ex senatori a vita. Non si sa su che dovrebbe decidere, ma certamente non su problemi del territorio, visto che non avrebbe competenza nella valutazion­e del Bilancio. Inoltre, una Camera, un solo partito di maggioranz­a, una sola maggioranz­a e un solo leader non sarebbero un bene per la nostra democrazia».

L’unica Camera abilitata a dare fiducia al governo avrebbe un premio di maggioranz­a sproporzio­nato Neppure la legge «truffa» si era spinta a tanto

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