Bagnasco: emergenza lavoro, la politica faccia di più
«Il ceto medio è sempre più risucchiato dalla penuria di beni primari e occupazione»
«In quanto pastori che vivono in mezzo al loro popolo, abbiamo l’obbligo di dar voce a chi non ha voce o ne ha troppo poca». Il cardinale Angelo Bagnasco si rivolge al consiglio permanente della Cei e il suo tono non è mai stato così preoccupato. «Le nostre parrocchie sono testimoni di come la povera gente continui a tribolare per mantenere sé e la propria famiglia. Vediamo aumentare la distanza fra ricchi e poveri; lo stesso ceto medio è sempre più risucchiato dalla penuria dei beni primari, il lavoro, la casa, gli alimenti, la possibilità di cura», sillaba. La disoccupazione, il disagio della flessibilità, i giovani in fuga all’estero. «Con speranza sentiamo le dichiarazioni rassicuranti e i provvedimenti allo studio o in atto; ma le persone non possono attendere, perché la vita concreta corre ogni giorno, dilania la carne e lo spirito».
Il presidente dei vescovi elenca i dati: «La fiducia nel domani diminuisce, gli adulti che hanno perso il lavoro sono avviliti o disperati, molti giovani si stanno rassegnando e si aggrappano ai genitori o ai nonni, impossibilitati a farsi una vita propria. I nuovi contratti sono diminuiti del 12,1% (ministero del Lavoro), il Pil non è cresciuto, la disoccupazione tra i 15 e i 24 anni è salita al 39,2 per cento, anche la produzione industriale risulta diminuita dello 0.8 (Istat)». In particolare, osserva, «siamo fortemente preoccupati che il patrimonio di capacità e ingegno del nostro popolo sia costretto a emigrare, impoverendo così il Paese».
Le parole di Bagnasco suonano come un richiamo: «Sul fronte occupazionale la gente si aspetta un impegno e una dedizione ancora più grandi e continue da parte della politica, come di ogni altro soggetto capace di creare e incentivare lavoro e occupazione». Tra ironia e sarcasmo, osserva: «Nessuno può illudersi circa lo stato di disagio o di disperazione legato alla disoccupazione o alla incertezza: la teoria della flessibilità – che può avere le sue ragioni – getta la persona in un clima fluido e inaffidabile. Ci chiediamo: coloro che teorizzano non sono forse i primi a essere ben sicuri sul piano del proprio lavoro e, forse, del proprio patrimonio?».
Il cardinale si sofferma anche sulla questione dei migranti: «L’Italia è in prima li- nea e continua a fare tutto il possibile su questo fronte che la vede ancora troppo sola». Proprio il trauma della Brexit mostra che «oggi c’è bisogno di un di più di Europa». Nella prolusione c’è spazio per la satira su Amatrice: «Come non ribellarsi davanti alla mancanza di sensibilità e di rispetto espressa dalle vignette di Charlie Hebdo sulle vittime del terremoto? La coscienza collettiva è chiamata a reagire in maniera chiara, alta e indignata».
Con speranza sentiamo i provvedimenti allo studio, ma le persone non possono attendere