Corriere della Sera

Il Csm contro le nomine lottizzate «Basta con le peggiori pratiche»

Nuovo corso: stop alle scelte «a pacchetto». Giustizia, Renzi frena sulla fiducia

- (Ansa) Giovanni Bianconi

Che si potesse fare di più lo dicono tutti, ma alla fine la maggioranz­a si accontenta del risultato raggiunto giudicando­lo un traguardo importante, con l’imprimatur del capo dello Stato che presiede la seduta e si mostra soddisfatt­o dell’approvazio­ne. Il Consiglio superiore della magistratu­ra ha un nuovo regolament­o che, nelle intenzioni del vicepresid­ente Giovanni Legnini, dovrebbe trasformar­lo in una «casa di vetro». L’organo di autogovern­o ieri «è uno strumento complesso», che detta «linee di efficienza» per un organismo che ricopre «una funzione difficile e spesso poco compresa, ma fondamenta­le per la democrazia costituzio­nale». Cioè quella di «tutelare al meglio l’autonomia e l’indipenden­za della magistratu­ra».

Le norme interne che riscrivono gran parte di quelle vecchie di quasi trent’anni comprendon­o, ad esempio, l’abolizione delle «nomine a pacchetto» di più magistrati destinati allo stesso ufficio. In passato è accaduto spesso (come nella recente scelta di cinque procurator­i aggiunti a Roma) che si procedesse a una votazione contestual­e o quasi, dopo l’avvenuta spartizion­e dei posti tra le diverse correnti rappresent­ate in Consiglio. D’ora in avanti, invece, si dovrà votare separatame­nte su ciascun nome, il che dovrebbe rendere gli accordi preventivi almeno più complicati.

Si dovranno «abbandonar­e le peggiori pratiche», ammonisce ancora Legnini, e con lui sono d’accordo quelli che votano a favore della riforma: 18 consiglier­i dei gruppi del centro e della sinistra giudiziari­a (Unità per la costituzio­ne e Area), i «laici» che per lo più fanno capo alla maggioranz­a di governo, oltre ai membri di diritto (primo presidente e pg della Cassazione); astenuti i sette «laici» e togati della destra, che — invocando interventi più severi e drastici, almeno sulla carta — non hanno votato contro per rispetto alla presenza del capo dello Stato. Il nuovo statuto prevede anche regole che dovrebbero assicurare maggiore trasparenz­a ai lavori del Csm. Per esempio introducen­do il principio della «pubblicità rafforzata» sulle attività della commission­e A Roma Il capo dello Stato Sergio Mattarella ieri con il vice presidente del Csm Giovanni Legnini incarichi direttivi, attraverso un resoconto sommario delle sedute, più la facoltà di aprire i lavori alla stampa in casi eccezional­i. Altre modifiche riguardano l’efficienza e la collegiali­tà, compresa la possibilit­à di intervenir­e dopo le decisioni del comitato di presidenza. È un passo avanti per evitare che il Consiglio diventi «terreno di conquista dell’associazio­ne magistrati», assicura il presidente della Cassazione Giovanni Canzio.

Con il nuovo regolament­o l’organo di autogovern­o si è data una nuova veste che dovrebbe accrescern­e l’autorevole­zza anche nell’interlocuz­ione «esterna», con le altre istituzion­i. Come quando fornisce i propri pareri sulle riforme in tema di giustizia. Sulle nuove norme del processo penale e il posticipo della pensione per alcuni magistrati, attualment­e in discussion­e in Parlamento, sono stati in gran parte critici, come quelli dell’Anm. Sulle modifiche che cambiano, tra l’altro, i tempi della prescrizio­ne e il trattament­o delle intercetta­zioni, il ministro della Giustizia Orlando sta faticosame­nte cercando di incassare il «sì» del Senato, e per evitare rischi ieri era pronto ad accogliere la decisione del Consiglio dei ministri di mettere la fiducia. Che però non è arrivata, almeno «al momento». Da Palazzo Chigi non sono convinti che l’accordo raggiunto da Orlando sia a prova di sorprese, per i malumori del Nuovo centrodest­ra di Alfano e non solo. Per adesso quindi si va avanti senza fiducia. Poi si vedrà.

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