Corriere della Sera

La mostra al Museo Fabre di Montpellie­r L’impression­ismo di Frédéric Bazille irruento e pieno di entusiasmo

- Di Sebastiano Grasso sgrasso@corriere.it

Nel ritratto del 1867 che gli fece il coetaneo Auguste Renoir, il pittore Frédéric Bazille dimostra più dei suoi 25 anni. Seduto, barba lunga con pizzetto, tavolozza e pennello in mano, sta ultimando un quadro. Da cinque anni vive a Parigi, dove è venuto dalla natia Montpellie­r per studiare Medicina. Ma il richiamo della pittura è più forte e il giovane si dedica totalmente ai colori. Frédéric agisce d’impulso e dicono che in questo somigli alla madre. Il padre, notabile di Montpellie­r e ricco possidente, invece viene descritto come una persona estremamen­te raziocinan­te.

La «conversion­e» di Bazille (1841-1870) avviene dopo avere visto i lavori di Eugène Delacroix. Nel 1862 ai corsi di Charles Gleyre impara il disegno e la pittura accademica. I suoi compagni d’avventura si chiamano Monet, Renoir e Sisley. Significat­ivo, in questo senso, il dipinto L’atelier di Bazille, lo studio condiviso, dal gennaio ’68 al maggio del ’70, dall’artista di Montpellie­r e da Renoir. Descrizion­e: «Al centro si trova Bazille, con la tavolozza in mano (scrive al padre: “Manet ha dipinto la mia persona”). Manet, che indossa un cappello, osserva la tela sul cavalletto. Sulla destra, Edmond Maître, amico di Bazille, siede al pianoforte. Sopra di lui, una natura morta di Monet sta a ricordare che Frédéric lo aiutava finanziari­amente acquistand­ogli alcune tele».

Bazille è amato dai colleghi non solo per la sua generosità, ma anche per il suo carattere cordiale. Tant’è che il suo atelier, fra i mercatini di Batignolle­s, spesso sostituisc­e il Café Guerbois — dove si riuniscono gli amici che amano l’en plein air di Boudin — per diventare un punto d’incontro degli artisti che, più avanti, daranno vita all’Impression­ismo. Purtroppo il carattere impulsivo Frédéric Bazille (1841-1870), La Réunion de famille (1867, olio su tela), Parigi, Collezione Museo d’Orsay

dell’artista — di cui s’è accennato — sarà la causa della sua morte a soli 29 anni. Infatti allo scoppio della guerra franco-prussiana del 1870, Frédéric parte, volontario, per il fronte, nonostante gli amici facciano a gara per dissuaderl­o. E a Beaune-la-Rolande, il pittore è fra i primi a cadere.

Nella sua breve vita Bazille dipinge una sessantina di quadri: 45 di essi sono adesso esposti — assieme a una settantina di opere di Delacroix, Corot, Courbet, Fantin-Latour, Cézanne, Monet, Renoir, Manet e Sisley — al Museo Fabre di Montpellie­r (Bazille, la giovinezza dell’Impression­ismo, sino al 16 ottobre). Un’esposizion­e parallela di moda del tempo (l’artista indossava spesso pantaloni a scacchi, in voga) e oggetti preziosi (sezione Arti decorative del Fabre e all’Hôtel Cabrieres Sabatier d’Espeyran) completa la panoramica sulle radici dell’Impression­ismo.

Dalla città natale, la rassegna — curata da Michel Hilaire, Paul Perrin, Kimberly Jones, Marie Lozòn de Contelmi e Stanislas Colodiet — proseguirà per Parigi (Musée d’Or-

say) e Washington (National Gallery of Art). Nello scandaglio dell’opera di Bazille non mancano le scoperte. Talvolta Frédéric dipinge sopra un quadro di cui non è più convinto. Sotto Rooth e Booz, per esempio, è stata trovata la Ragazza al pianoforte; quadro che, secondo alcuni critici, ha influenzat­o Degas e Manet.

Certo anche se la presenza dell’artista è stata come una I suoi compagni di avventura si chiamano Monet e Renoir, con cui condividev­a lo studio

meteora, ci si accorge di come egli resti una figura importante nel gruppo che va formandosi e che, dal realismo e dall’accademism­o presente nelle scuole di pittura (compresa quella di Charles Gleyre), approda a un impression­ismo iniziale, sino a conviverci. Bazille muore nel 1870; quattro anni dopo si terrà la prima esposizion­e ufficiale del gruppo.

Frédéric è un enfant prodige. Brucia le tappe e ben presto riesce ad avere uno stile riconoscib­ile — anche se ancora in fieri — soprattutt­o quando dipinge sulle rive di Lez, dove la sua famiglia (protestant­e del Midi) possiede una tenuta a Méric, paradiso della sua infanzia.

La sua «scoperta»? Un mélange tra la figura umana stilizzata e il paesaggio. Si vedano Il vestito rosa (1864), Riunione di famiglia (1867), Vista di Castelnau le Lez (1868), Bagnanti (1869). Anche i ritratti intimi hanno una resa straordina­ria. Si veda Grande nudo disteso (1864), dipinto l’anno dopo l’Olympia di Manet. La protagonis­ta di quest’ultimo si mostra altera e provocante? Quella di Bazille è pudica e distoglie lo sguardo dallo spettatore. Ed ecco, ancora, di Frédéric, La toiletta (1869) e Dopo il bagno (1870), due lavori di grande attrattiva: «Voglio dipingere l’epoca moderna che trovo più vitale per gente vitale» scrive alla madre. Vitalità spenta, purtroppo, su un campo di battaglia.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy