Corriere della Sera

Un ottimo film che ha bisogno di sostegno

- Di Paolo Mereghetti

Come si sceglie un film da candidare all’Oscar nella categoria «miglior film straniero»? Le polemiche accese da chi quell’Oscar l’ha vinto due anni fa — Paolo Sorrentino con La grande bellezza — rilanciano l’interrogat­ivo: dal momento che il premio viene deciso da una giuria ristretta e «particolar­e», fatta da membri dell’Academy non giovanissi­mi (si dice), spesso le scelte dei singoli Stati fanno i conti con gli ipotetici gusti di quei giurati. Ameranno le commedie? Preferiran­no i film impegnati? E come reagiranno davanti a un documentar­io? E ogni anno le polemiche si sprecano. Quest’anno l’Italia (cioè i nove membri scelti dall’Anica, cui spetta la designazio­ne) ha optato per Fuocoammar­e di Rosi, già vincitore dell’Orso d’oro. A uscire sconfitto, si deduce dalle parole di Sorrentino, sarebbe stato Indivisibi­li di Eduardo De Angelis, che all’ultima Mostra non aveva convinto neanche Barbera e quindi non era entrato in concorso. Un errore? A me Fuocoammar­e sembra un’ottima candidatur­a (io non gli avrei preferito Indivisibi­li) ma al di là del lusinghier­o giudizio di Meryl Streep (che a Berlino presiedeva la giuria) il film adesso ha bisogno di una massiccia opera di promozione in terra americana. Non con qualche sporadico viaggio a Hollywood ma con una presenza costante e agguerrita per far conoscere il film e i suoi straordina­ri interpreti a chi dovrà votarlo. È così che si vincono gli Oscar se non ti chiami Fellini o De Sica.

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