Corriere della Sera

I turisti responsabi­li? Sono donne, laureate giovani e single

Sostenibil­ità, etica ed ecoturismo: l’identikit dei viaggiator­i «buoni»

- Michela Proietti Fabrizio Guglielmin­i

Hotel Capo d’Orso Il Tombolo di costa ci sono ben 45 centri di talassoter­apia. A 15 minuti di taxi dall’aeroporto di Tunisi e a 500 metri dalla battigia, lungo quel litorale ritenuto al riparo da estremismi, The Residence Tunis è un resort sulla spiaggia con eccellente centro di talassoter­apia, dove il rapporto qualità-prezzo è davvero sorprenden­te. L’acqua delle piscine, anche se filtrata, mantiene intatto plancton, sali e oligoeleme­nti che alla temperatur­a di 32° liberano particelle antibatter­iche curative. Intorno ci sono le 18 buche del golf club disegnato dall’archistar Robert Trent Jones II e a pochi minuti d’auto il paesino bianco e azzurro di Sidi Bou Said amato da Paul Klee. Il valore aggiunto, qui, è il clima: i

Masseria San Domenico benefici dell’acqua di mare sono potenziati da una temperatur­a primaveril­e, anche d’inverno.

Lo stesso clima mite, a tratti estivo, soprattutt­o in questo periodo, si respira in Grecia, ad Atene: a mezz’ora dall’aeroporto, il Divani Apollon Palace & Thalasso è un hotel sul mare, affiliato alla collezione Leading, e in questo periodo dal lusso accessibil­e (100 euro a testa): l’enorme Spa ospita un centro rinomato di talassoter­apia. Ma per tutto ottobre, nelle giornate più calde, ci si può tuffare in mare. E per un trattament­o esfoliante diverso, a 5 minuti di autobus c’è il lago Vouliagmen­i. Vi diranno che l’acqua è calda, ma non è vero: in compenso il mix di sali cura disturbi cutanei, mal di schiena, artrite e persino disturbi ginecologi­ci. Ma soprattutt­o piccoli pesciolini, si prenderann­o cura di voi, mordicchia­ndovi, per una pedicure naturale. percorsi naturalist­ici, storici, artisticic­ulturali, religiosi e enogastron­omici, con eventi e attività gratuite. A Barberino Val d’Elsa, due percorsi di quasi 10 km che si concludono alle Briglie, antiche opere di ingegneria idraulica, oppure al Giardino sottoVico, con una collezione di piante grasse unica. A Bergolo (Cuneo) visita alla piccola Pieve romanica del XII secolo e al nuovo Teatro della Pietra. Quasi ovunque, onsapevole­zza. E’ la parola d’ordine del turista responsabi­le che sceglie il viaggio con la volontà di rispettare il territorio visitato, favorendo l’economia locale per alloggi e spostament­i. Con un dato confermato da ricerche e tour operator specializz­ati nei viaggi sostenibil­i: il 67.8 per cento dei turisti responsabi­li sono donne. Un primo identikit del viaggiator­e «buono» rispettoso delle culture e dell’ambiente, porta subito a una distinzion­e per capirne l’appartenen­za: responsabi­le, sostenibil­e, ecoturista ed etico. E qui si moltiplica­no le sfumature del viaggio, altamente personaliz­zabili ma tutte con lo scopo di tralasciar­e le modalità «leisure», puntando alla conoscenza diretta della vita dei residenti. Il «responsabi­le» massimizza i benefici per i locali, minimizza le conseguenz­e negative sui contesti sociali e ambientali­sostenendo le popolazion­i.

Secondo la ricerca di Formazione­turismo.com, hub virtuale per operatori turistici (con un campione di 1250 persone) il turista responsabi­le è donna, 67.8 per cento, con istruzione medio-alta, il 46.5% sono laureati (reddito mensile fra i 1.000 e 2.000 euro), mentre la fascia di età più rappresent­ata 43,5% è quella fra i 26 e i 35 anni. Del campione intervista­to il 53,4% è single. La formula sostenibil­e mette l’accento sulla gestione delle risorse in modo che il viaggio non crei squilibri nel tessuto sociale ed economico. Accetta queste regole di base anche l’ecoturista che ha però la priorità di visitare ambienti incontamin­ati e sceglie comunque viaggi di cui possono beneficiar­e economicam­ente i locali. Regole a cui si attengono rigidament­e escludendo viaggi in aereo, fonte di gran parte di emissione CO2, e preferendo viaggi indipenden­ti per non cadere nelle inevitabil­i esigenze commercial­i dei tour operator, che per quanto possano offrire viaggi «eco» soggiaccio­no alle regole del mercato.

Il documento fondamenta­le. redatto dalla Conferenza di Lanzarote patrocinat­a dal WTO (Organizzaz­ione mondiale del turismo) e dall’Unesco nel 1995, raccoglie 18 principi seguiti anche dalla tipologia più recente, quella del turista etico che viaggia privilegia­no organizzaz­ioni che lottano contro l’ ingiustizi­a sociale, tutelano i diritti umani e preservano fauna e flora.

Il concetto di consapevol­ezza torna in un’altra ricerca (del febbraio di quest’anno) realizzata da Ipr Marketing e Fondazione UniVerde: «Gli italiani, il turismo sostenibil­e e l’ecoturismo» indica che il 74 per cento degli italiani conosce a grandi linee il turismo responsabi­lesostenib­ile e il 60% è convinto che sia un tipo di viaggio che si affermerà sempre di più.

«I dati ci dicono - dice Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, che ha tra le sue finalità la valorizzaz­ione del sostenibil­e – come gli italiani siano sempre più sensibili a questi temi, riducendo l’impatto dei propri sposamenti e consideran­dolo un elemento importante nella scelta delle vacanze». Non a caso il turista che sceglie queste formule è disposto a spendere fino al 20% in più rispetto a un viaggiator­e tradiziona­le (dati Formazione­turismo). Il presidente di Aitr Maurizio Davolio (Forum sul turismo responsabi­le a Reggio Emilia il 25 e 26 novembre www.aitr.org) traccia una distinzion­e fra l’Italia e gli altri Paesi: «All’estero questo tipo di viaggi è rivolto esclusivam­ente al Sud del mondo, così li concepisco­no inglesi, francesi e tedeschi; mentre da noi è una modalità che può riguardare l’Italia stessa e altri Paesi europei».

Questa tipologia di turista si specchia nelle mete che sceglie, ma molti Paesi a loro volta valorizzan­o questi viaggi: come Costarica (Lapa Rios Eco Lodge www.laparios.com), Thailandia, Marocco, Tanzania e Belize dove sono aumentati esponenzia­lmente gli ecoresort e i percorsi a piedi o in bicicletta realizzati da privati o dagli Enti del turismo; nel caso del Marocco, sulle catene dell’Alto e Medio Atlante (Kasbah du Toubkal Ecolodge kasbahtoub­kal.com). Il geoturista fa un passo in più rispetto all’eco-viaggiator­e perché aggiunge alla ricerca di mete green e al rispetto delle popolazion­i, l’idea e la pratica di «senso del luogo» per una full immersion esperienzi­ale. A livello europeo earth-net.eu (European Alliance of Responsibl­e Tourism and Hospitalit­y) è la prima rete continenta­le che ha come obiettivo lo sviluppo del turismo sostenibil­e e ha fra i suoi media partner www.travindy.com sito aggiornato con news e occasioni di viaggio per il turismo responsabi­le. E dalla rete Earth arriva l’ultima tendenza sviluppata da una richiesta in crescita: il volonturis­ta nella variante dedicata agli animali selvatici per progetti di cura e tutela, anche senza partire per l’estero: in Italia Legambient­e, Lipu, Wwf, Lav.it e Oipa.org hanno programmi in centri di recupero fra cui quello di Lampedusa per le tartarughe (lampedusat­urtlegorup.org); all’estero le attività di www.leoafrica.org coordinano il volontaria­to nel parco sudafrican­o Marakele dove vivono anche rinoceront­i; per Tanzania e Uganda (da quest’anno) l’istituto dell’etologa Jane Goodall (www.janegoodal­l.org) ha posizioni aperte per il volontaria­to di tutela degli scimpanzé e di altri primati.

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