Corriere della Sera

La rete ospedalier­a dove scoprono (e aiutano) i bambini maltrattat­i

- Circa

aria, 12 anni, (il nome è di fantasia) è accompagna­ta dai genitori al pronto soccorso perché a una settimana dalla comparsa del menarca quasi non mangia più. Viene ricoverata d’urgenza in psichiatri­a: dopo un mese di degenza, i medici scoprono durante un colloquio con mamma e papà che nei primi 5 anni di vita è stata vittima di molestie sessuali da parte di un vicino di casa, persona “amica” cui affidavano la bambina come fosse un nonno.

Una lattante di 3 mesi arriva al pronto soccorso in stato di sopore: i genitori raccontano che è caduta dalle braccia della mamma. Dopo una serie di esami - tra cui tac, risonanza i cinque centri ospedalier­i hanno trattato quasi tremila casi: maltrattam­enti fisici, abusi sessuali, trascurate­zza materiale e affettiva, violenza «assistita», ovvero bambini testimoni di violenza dentro casa ai danni di un familiare, in genere la madre: tutti eventi dolorosi che lasciano ferite profonde e, in alcuni casi, danni permanenti.

Spesso la diagnosi di maltrattam­ento - inserita nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza garantiti dal Servizio sanitario nazionale - arriva in ritardo o addirittur­a non viene formulata affatto. Chi porta il minore in ospedale, di solito un genitore, in genere non denuncia l’abuso o la violenza, ma racconta di un improvviso sopore, di una caduta accidental­e o di altri incidenti domestici.

«Il maltrattam­ento è una patologia che ha conseguenz­e gravi sulla salute e lo sviluppo futuro del bambino, a volte sulla sua stessa sopravvive­nza e, come tale, deve essere correttame­nte diagnostic­ato e curato — sottolinea Federica Giannotta, responsabi­le Advocacy e programmi per l’Italia della Fondazione Terre des Hommes — . Nel nostro Paese sono ancora pochi i centri con adeguata preparazio­ne tecnica e capacità di riconoscer­e e contrastar­e forme di maltrattam­ento e abusi, per questo abbiamo voluto segnalare le strutture che si distinguon­o nel panorama italiano con pratiche e modelli di intervento all’avanguardi­a, replicabil­i in altre realtà».

«Inoltre – sottolinea Giannotta – sarebbe necessario avere in ogni Regione almeno un centro ospedalier­o pediatrico di riferiment­o». I cinque centri ospedalier­i, nati proprio per intercetta­re e prendere in carico i bimbi che arrivano in ospedale per sospetto maltrattam­ento, hanno al proprio interno Per saperne di più Il dossier su «Maltrattam­ento e abusi su bambini» è disponibil­e all’indirizzo http://terredes hommes.it armaci o addirittur­a stupefacen­ti somministr­ati dal genitore al lattante che piange, per calmarlo. Una forma di violenza emergente sui bambini in tenerissim­a età che i medici stanno riscontran­do sempre più spesso negli ultimi anni. Si chiama chemical abuse e viene ancora sottostima­ta. Il quadro clinico che presenta il neonato può essere di difficile interpreta­zione, per esempio se sono assenti chiari sintomi da intossicaz­ione. «Ai piccoli sono stati un’equipe multidisci­plinare formata di solito da figure quali pediatra, infermiere, assistente sociale, psicologo, neuropsich­iatra infantile, medico legale. All’occorrenza, il team può essere integrato da specialist­i come, per esempio, radiologo, oculista, neurochiru­rgo. Queste strutture, inoltre, possono contare su strumentaz­ioni anche ad alta tecnologia L’età media

in maggioranz­a bambine

I bambini vittime di una forma di maltrattam­ento, in carico ai Servizi sociali

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