Corriere della Sera

I cinque italiani sotto choc: nel locale due punti di fuoco

Il caos della notte: «Sembrava una rissa». Il ritorno al lavoro in Turchia, poi forse il rimpatrio

- Francesco Battistini

Il dolore Un agente di polizia rende omaggio ai colleghi rimasti uccisi nell’attacco al night club Reina di Istanbul nella notte di Capodanno (Foto Ap /Halit Onur Sandal) DAL NOSTRO INVIATO

«Siamo stanchi», dicono. «E per dimenticar­e ci vorrà un bel po’ di tempo». Niente lavoro, questa settimana. C’è nella testa e negli occhi ancora quel caos, tutta la morte della notte dell’Ultimo. Una passeggiat­a sul Bosforo e le telefonate a casa e i post degli amici aiutano, ma non servono: i cinque italiani finiti per caso nel massacro del Reina Club, e per miracolo usciti tutti vivi, in queste ore hanno fatto scorta di parole affettuose e di qualche calmante.

L’unica che s’è fatta medicare dal Sisli Etfal Hospital è una ragazza di Brescia: ha qualche escoriazio­ne e una ferita sopra l’occhio, nulla di grave, rimediate mentre si buttava sotto i tavoli per evitare gli spari. Gli altri sono sotto choc, hanno dormito poco, e stanno programman­do di La loro fuga è stata una corsa fra i cadaveri nel sangue. Ora tutti vogliono evitare grane rientrare qualche giorno in Italia: tre a Modena, uno a Palermo, tutti comunque lontano da questo mondo che sapevano difficile e certe volte pericoloso, ma non così. Molte Procure straniere — dalla Tunisia alla Germania — stanno aprendo diversi fascicoli giudiziari di rito sulla strage, ma per il tentato omicidio degl’italiani non accadrà, perché hanno anche poco da riferire: uno di loro sostiene d’aver visto due punti di fuoco nel locale, uno sulla pista e l’altro al primo piano dov’è piazzato il ristorante giapponese, e questo contraddic­e in parte quel che le inchieste ufficiali stanno appurando. È probabile che la concitazio­ne del momento abbia avuto un peso. «E forse — è l’ipotesi d’una fonte ufficiale a Istanbul — gli italiani hanno solo scambiato per spari il rimbalzo di alcune pallottole».

La loro fuga di mezzanotte è stata una corsa fra i cadaveri, nel sangue, tra gente che si spintonava e si calpestava. Un incubo. Non tutti hanno capito subito che cosa stava succedendo, riferisce chi ha parlato con loro, all’inizio anzi hanno visto solo fumo e agitazione e pensato a una rissa.

Massimilia­no e gli altri si defilano, adesso. Finiti in una tragedia troppo più grande, chiedono di tornare alle loro vite di tranquillo lavoro per aziende commercial­i italiane, fra Smirne e Istanbul. Qualcuno aveva progettato di prendere la residenza qui, qualcuno ha un contratto a termine: tutti vogliono evitare le grane che possono derivare dalla pubblicazi­one di nomi e volti. Una cautela più che necessaria, a chi lavora in Turchia di questi tempi.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy