Corriere della Sera

IL CONSENSO DEI LEADER ALIENI

- Di Pierluigi Battista

Donald Trump e Silvio Berlusconi sono diversissi­mi tra loro, e solo la nostra superficia­lità pigra è incapace di coglierne le differenze. Ma è identico, nel corso degli anni, il muro di incomprens­ione che impedisce alle élite, a chi fa opinione, a chi si ritiene membro di diritto e per nascita della parte giusta della storia, a chi è offuscato da un’invincibil­e repulsione estetica ed etica per i nababbi alieni che sanno conquistar­e l’immaginari­o del popolo becero e più manipolabi­le di capire cosa vogliono da loro gli elettori che li hanno votati e continuera­nno a votarli. Sperano, le élite ancora stordite da un evento inesplicab­ile e traumatizz­ante, che una gaffe, un passo falso, una dichiarazi­one sbagliata, un incidente di percorso, un’inchiesta giudiziari­a, un’esagerazio­ne smodata, un comportame­nto censurabil­e, un tweet deplorevol­e, uno strafalcio­ne possano minare il consenso da loro accumulato. Si immaginano gli elettori sempre chini sui giornali e attenti ai telegiorna­li a seguire l’agenda degli atti mancati, dei provvedime­nti andati a vuoto, delle promesse mantenute. E non riescono, proprio non riescono con tutta la buona volontà, a capire qual è il rapporto di identifica­zione emotiva tra questi «alieni» e il popolo che si entusiasma di loro. Per questo, frustrati e livorosi, finiscono per insultare il «popolo bue» e a dar ossessivam­ente del «populista» a chi vellica la parte peggiore del popolo per ingraziars­ene i favori. Favori che in democrazia si chiamano, o si dovrebbero chiamare, sempliceme­nte, consenso.

OSEGUE DALLA PRIMA

ggi il fenomeno Berlusconi è in declino. C’è chi ne ha decretato la fine, forse troppo precocemen­te, ma sul «declino», visto che Forza Italia veleggia su livelli elettorali incomparab­ilmente più modesti di prima, non ci dovrebbero essere dubbi. Ma il fenomeno Berlusconi ha fatto in tempo a esplodere, governare, toccare l’apice e poi declinare, senza che i suoi detrattori più veementi siano stati capaci di decifrarne il senso. Senza capire, per esempio, la forza d’impatto che il messaggio sulle tasse da ridurre (e mai ridotte) ha avuto su una fetta dell’elettorato che vede nel Fisco vessatorio, in uno Stato opprimente, in un controllo sociale asfissiant­e il nemico assoluto e nel berlusconi­smo la via di una liberazion­e, la strada del riscatto per chi non ha trovato posto nelle narrazioni sino ad allora dominanti nella politica: il valore dell’individuo, della libertà economica, del ceto medio angariato, della spontaneit­à sociale mortificat­a dalla presenza ingombrant­e dello statalismo e del dirigismo. La domanda delle élite stupefatte e sotto choc era: come fanno a votare Berlusconi? Ma la vera domanda sarebbe stata: come fanno le élite a non capire perché per tanti anni una parte dell’elettorato ha visto in Berlusconi il suo faro?

Il Trump statalista e protezioni­sta ha vinto le elezioni con un messaggio opposto a quello del «liberista» Berlusconi. Ma con Trump alla Casa Bianca il fenomeno dell’incomprens­ione dell’establishm­ent politico e culturale sembra ripetersi. Quanto più il nuovo presidente degli Stati Uniti accelera con annunci traumatici ed esplosivi, frenato però dalle garanzie legali e dai bilanciame­nti della grande democrazia americana, tanto più nell’opinione autorevole antitrumpi­sta si fa sempre più urgente l’attesa di una caduta, di un incidente che azzoppi il grande nemico, senza voler capire che la direzione di marcia di Trump è esattament­e ciò che il suo elettorato si aspetta da lui, del tutto sorda alla quotidiana bordata di accuse che il mondo delle élite gli rivolge con crescente indignazio­ne. Se non si colma questo divario, il muro di incomprens­ione resterà intatto. E lo stupore e lo sconcerto a dominare per chissà quanto tempo.

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