La vicenda
Il 17 gennaio Paolo (il nome è di fantasia) ha compiuto otto anni. Nella comunità protetta dove vive da qualche mese gli hanno fatto trovare una torta al cioccolato con le candeline. Lui le ha spente con un soffio e ha espresso il desiderio: «Vorrei rivedere mamma, almeno qualche volta».
In un’altra comunità, poco distante, Cinzia, la madre, sta seguendo un lungo e travagliato percorso di recupero. Solo quando lo concluderà potrà riabbracciare il figlio. Cinzia non è un’alcolista, non è una tossicodipendente, ma non può continuare a vivere con il bimbo perché fin dal giorno del parto lo ha nascosto a tutti. Non lo ha denunciato all’anagrafe, non lo ha iscritto a scuola, non lo ha fatto vaccinare e neppure visitare da un pediatra. Per sette anni Paolo è rimasto chiuso in casa: «Dalla finestra vedevo altri bambini che a scuola ci andavano. Anch’io lo desideravo. Ho sognato di possedere uno zaino colorato».
Un desiderio che si è realizzato. Uno zaino colorato e l’astuccio per la scuola gli sono stati regalati da Sergio, un carabiniere della stazione di Moncalieri che quasi per caso aveva scoperto il «bambino che non c’è». «Mi ero recato in quella casa per eseguire una notifica, ho visto Paolo e ho compreso che dietro quegli occhi spenti, c’era un dramma». La verità è emersa quasi subito e il bambino è stato affidato al personale esperto di una comunità protetta piemontese.
Un bimbo di 8 anni residente a Moncalieri per l’anagrafe italiana non esiste. Questo perché i suoi genitori non lo hanno mai registrato
La mamma (il padre è all’estero e non vuole occuparsi della famiglia) non lo aveva nemmeno mai fatto vaccinare, né visitare da un pediatra, e non l’aveva iscritto a scuola. Per 7 anni il piccolo era rimasto chiuso in casa
Dalla finestra Vedevo gli altri bimbi andare a scuola. Anche io lo desideravo. Sognavo di avere uno zaino colorato