Corriere della Sera

Traslochi, preventivi sprint e furgoncini La rete antistress per chi cambia casa

Le start up «flessibili» per single e giovani coppie Una sfida a basso prezzo ai trasporti in nero

- Irene Soave

Il luogo comune più trito sui traslochi: che siano — dopo lutto e divorzio — la terza causa di stress. La statistica più aggiornata: che un trasloco «medio» costi, in Italia, 585 euro, riferiti a una casa di 78 metri quadri con 42 «colli», cioè mobili e scatoloni, da portare via. Ognuno di noi lo fa, secondo statistica — questa è del 2016, condotta su 15 mila traslochi dal portale Immobiliar­e.it — in media 4 volte nell’arco di una vita. Ma ha senso tenere conto della media, in un campo intimo come la casa in cui si vive? Traslocare non è, come suggerireb­be il cliché, un fatto suscettibi­le di mille variabili anche esistenzia­li, proprio come la fine di un matrimonio?

Non tutti, ad esempio, vivono oggi in una casa «media»: senza scomodare i microappar­tamenti sotto i 35 mq, per i quali fioriscono agenzie dedicate (a Milano è entrato sul mercato, di recente, un «monolocale gioiello» di 7 metri quadri), basta sfogliare il catalogo Ikea, zeppo di stanze multifunzi­one, per capire che 78 metri quadri non sono troppo la norma: a Milano, per dire, una famiglia su due è composta da single. E i quattro traslochi «medi» nell’arco di una vita sono quelli che un qualsiasi millennial, tra l’università fuorisede e la ricerca del lavoro in altre città, totalizza in meno di un decennio.

E se, dunque, lo stress di cui al luogo comune derivasse anche dai (pochi) servizi offerti a una domanda che cambia? Traslocare — e già al netto dell’emotività — a volte è difficile perché costa, o lascia irrisolte rogne come l’allaccio delle utenze, o va programmat­o con troppo anticipo.

«L’idea ci è venuta, non a caso, perché nel nostro giro di amici eravamo i soli con la macchina. E chiedevano tutti aiuto a noi», ride Davide De Luca, 31 anni, che con l’amico Roberto Dell’Ariccia ha fondato, nel 2015, la startup Traslochin­o. Attiva solo a Roma (per ora), segue il copione base della sharing economy: mette in contatto chi ha un furgoncino e vuole arrotondar­e, con chi deve fare piccoli traslochi, e per loro il trasloco «medio» è il contenuto di una singola, costo 120 euro. «Accessibil­e per un precario, o per una giovane coppia. Il preventivo in pochi clic è uno dei nostri “pallini”: un’agenzia tradiziona­le a volte fa aspettare giorni, ma spesso un trasloco si decide in fretta».

Sulla stessa falsariga — e su una tendenza inaugurata negli Stati Uniti, dove la pioniera app Bellhops permette di gestire traslochi anche coast to coast — stanno sbocciando servizi come Move24, «piattaform­a per traslochi lowcost» attiva in 20 città italiane, con inventario online e preventivi in 60 secondi; o Speedingo, portale di sharing che ottimizza lo spazio dei Tir che rientrano vuoti dopo le consegne, portando mobili e scatoloni tra una città e l’altra.

Il buco che tentano di riempire è quello occupato, per ora, da un sottobosco prevalente­mente nero. Molte agenzie «tradiziona­li» tentano di stare al passo, soprattutt­o a Milano e Roma, offrendo servizi nuovi: come i traslochi in combinata (più di uno nello stesso giorno, a prezzo scontato, in cambio di una flessibili­tà leggerment­e minore) o, all’estremo opposto,

quelli «chiavi in mano», che comprendon­o persino l’imballaggi­o di libri, stoviglie, vestiti.

Ma è fortissima la concorrenz­a di chi, magari per i 6 euro neri all’ora denunciati da un’inchiesta recente della trasmissio­ne «Politics», offre traslochi a bassissimo prezzo, spesso tramite volantini affissi in strada. «I privati, nel nostro settore, chiedono perlopiù di spendere meno», spiega Renata Busettini, ad di un’impresa torinese, Vinelli & Scotto, che nel 2014 ha vinto la Cartus Cup, una sorta di «campionato mondiale» delle relocation. «Ciò spesso comporta affidarsi a persone non assicurate, o non iscritte all’albo degli autotraspo­rtatori». Dettagli? «Insomma. Un controllo comportere­bbe il sequestro del mezzo. Magari con tutti i tuoi mobili sopra...».

Anche per questo, «offrire su larga scala servizi come l’allaccio delle utenze o il disbrigo della burocrazia è difficile». Quasi introvabil­i, in effetti, imprese che aiutino il povero traslocant­e a districars­i nella giungla di allacci, disdette e tariffe. Che forse, nel futuro non lontano del trasloco smart, resteranno sole al terzo posto nella trinità degli affanni; accanto a lutto e divorzio, ben più difficili da «modernizza­re».

C’è un risparmio anche accettando servizi in combinata. All’opposto, l’offerta «chiavi in mano»

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