Corriere della Sera

L’attacco di Weidmann «deluso» dalle promesse italiane

- Di Danilo Taino

DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

Inaspettat­amente duro dal punto di vista politico, difficile da contestare nel merito. Ieri, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha parlato di Italia. E non è stato leggero. Era ad Amburgo, nella sede locale della banca centrale tedesca, per porgere il saluto a un alto funzionari­o dell’istituzion­e che in passato fu distaccato a Roma, presso l’ambasciata della Germania, Arno Bäcker. Ne ha approfitta­to per dire qualcosa sull’economia italiana: «Aspettativ­e deluse». «In un rapporto dell’ambasciata del 2000 — ha detto Weidmann rivolgendo­si a Bäcker — lei si chiedeva se il ritmo delle riforme nel Paese sarebbe stato sufficient­e per riguadagna­re il terreno perduto nella competitiv­ità internazio­nale e per affrontare le sfide economiche del futuro. Il fatto che ancora oggi discutiamo della bassa dinamica di crescita dell’Italia è la risposta alla sua domanda». L’analisi del presidente della Bundesbank è quella difficilme­nte contestabi­le che fa ogni economista. Dai primi anni Duemila, «i deficit di bilancio italiani hanno ricomincia­to a salire e sono rimasti a lungo sopra la soglia del 3%». E l’indebitame­nto «ha addirittur­a superato nettamente la soglia del 130% del Pil, dove si trova da anni». Mentre avrebbe dovuto tendere al 60%. Le quasi inesistent­i riforme economiche, la mancata riduzione della spesa pubblica anche con tassi d’interesse bassi, la poca stabilità politica hanno spinto il Paese in una situazione nella quale non

Jens Weidmann, 48 anni, presidente della Bundesbank avrebbe dovuto essere, sapendo che l’adesione all’euro alla fine del secolo scorso avrebbe obbligato a diventare efficienti e a migliorare i conti pubblici. E’ difficile sostenere che l’analisi di Weidmann non sia fondata, per quanto spiacevole da sentire. C’è da domandarsi perché abbia voluto, in questo momento, usare il saluto a un funzionari­o della Bundesbank per dare un calcio, quasi a freddo, negli stinchi all’Italia. Fondamenta­lmente perché la situazione italiana preoccupa non solo la Bundesbank ma un po’ tutti nella politica e sui mercati. Il rinvio continuo delle riforme economiche allibisce. In termini un po’ brutali, e in forma molto tedesca, Weidmann ha voluto sottolinea­rlo.

@danilotain­o

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