Corriere della Sera

I confronti di Maria: la Rai fa squadra più libertà a Mediaset

- R. Fra. A. Laf.

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI

Maria De Filippi, adesso che l’ha provato, prima o poi non le piacerebbe condurlo da sola il Festival?

«Non fa per me. La parte che mi spaventa di più è la scelta delle canzoni, non potrei mai essere quella che le seleziona. Il gusto musicale è molto personale e sarebbe una responsabi­lità troppo grossa. In questo Carlo è diverso da me».

Cosa le piace di Conti?

«La razionalit­à sul palco. E la serenità con cui riesce a superare tutto, senza tensioni. Qualsiasi cosa succeda riesce a trovarne il lato positivo. Lui non legge mai la rassegna stampa, io lo faccio sempre e ancora oggi, dopo tanti anni di tv, ci rimango male se ci sono dei giudizi negativi su di me e sui miei programmi».

Ora che ha visto come si lavora in Rai che conclusion­i ne ha tratto?

«La Rai a differenza di Mediaset è in grado di creare eventi importanti. In

Mai da sola all’Ariston Maria De Filippi, 55 anni, era già stata al Festival nel 2009, ospite per una sera di Bonolis. Esclude però di condurlo da sola in futuro questo è imbattibil­e. È più compatta nella comunicazi­one, è in grado di fare squadra, c’è più partecipaz­ione e condivisio­ne tra i programmi delle reti. Dal Servizio Pubblico ti senti protetta».

Gli ospiti stranieri sono molto più disponibil­i degli italiani, non si sottraggon­o e si danno Le nostre star invece sono più chiuse e riflessive Poi mettono molti paletti sugli argomenti da trattare Quando all’inizio si parlava di trionfo sicuro mi arrabbiavo, ora sono contenta perché vuol dire che la mia canzone piace: è adulta e spirituale, mi piace definirla preghiera laica

E Mediaset? Come lo vedrebbe Conti?

«Mediaset è imbattibil­e nell’assoluta autonomia e libertà che ti lascia, si fidano sempre di quello che mandi in onda. Poi ha una struttura più snella, tempi più rapidi. Uno come Carlo si troverebbe benissimo».

Rai e Mediaset si devono alleare per non perdere ascolti?

Ride. «Non lo so. Non credo che Pier Silvio Berlusconi cerchi un’alleanza. Certo rispetto a qualche tempo fa le cose sono cambiate. Mediaset prima mi chiedeva di andare contro Sanremo anche se io non volevo. Ma tempo fa la raccolta pubblicita­ria era più larga. In una fase di contrazion­e degli investimen­ti pubblicita­ri non ha più senso controprog­rammare».

Tra gli ospiti del Festival chi l’ha impression­ata di più?

«Robbie Williams è stato fantastico, mi colpisce sempre il suo modo di essere showman. Anche Ricky Martin è stato super collaborat­ivo. In generale trovo gli stranieri molto più disponibil­i degli italiani, non si sottraggon­o, si danno molto. Le star italiane invece sono più introverse, riflessive, anche chiuse. E poi mettono molti paletti sugli argomenti da trattare o meno».

Tra le cose più belle del Festival...?

«La lezione di Fiorella Mannoia a chi ha snobbato Sanremo: ha scelto di partecipar­e alla gara anche con cantanti che hanno alle spalle una virgola della sua carriera. Non deve dimostrare niente, ma si è messa in gioco. Spero che sia di esempio per altri grandi della musica italiana».

Maurizio Costanzo cosa le dice?

«Lo sento sempre la mattina e la notte alla fine del Festival. Se lo guarda tutto, porello, je tocca».

Il caso Diletta Leotta conferma il luogo comune che le donne non fanno squadra tra di loro?

«Sì, è sempre stato così. In questo voi maschi siete più intelligen­ti. Giocate a calcio e non vi importa chi segna, fate gruppo. Da questo punto di vista noi siamo delle pippe. Lo vedo al lavoro, quando c’è una bella donna siamo noi le prime a criticarla».

«Hanno iniziato a farlo quando è stata annunciata la mia presenza. Mi faceva arrabbiare. “Prima ascoltate il brano” dicevo. Adesso sono contenta, vuol dire che la canzone piace».

Le è venuta voglia di mettere la ciliegina sulla torta della carriera?

«Anche quando sono venuta in gara qualche decennio fa non avevo l’intento di vincere, ma quelle quattro canzoni sono rimaste nella storia. E poi ho ancora tanta strada davanti».

«Che sia benedetta» Fiorella Mannoia, 62 anni, nei pronostici è la favorita per la vittoria con la sua «Che sia benedetta»

«Perché è perfetta. Siamo noi che la sporchiamo. Nel quotidiano con le invide, la sete di potere e l’avidità. Allargando il panorama con le ingiustizi­e sociali, le guerre. Ci vorrebbe più empatia, siamo tutti contro tutti. C’è un presidente americano che usa un linguaggio pericoloso e i nostri politici che seminano odio».

Anche il testo ha una lettura che va oltre il quotidiano. Persone in viaggio, altre che hanno perso tutto. Migranti e terremoto?

«C’è molto in quelle parole scritte da Amara. E certo, quando la interpreto mi vengono in mente molti dei drammi di questi tempi».

E la vita di Fiorella è benedetta?

«Arrivata a questo punto prendo la vita con leggerezza. Non sono mai stata quella dei capricci da artista, le richieste nel camerino o il ristorante di lusso, ma adesso non ci faccio nemmeno caso. Mi concentro su affetti, famiglia, ho passato al setaccio le persone e ho allontanat­o quelle non indispensa­bili... A 63 anni inizio a vedere l’orizzonte».

Il suo Sanremo?

«Un frullatore fra interviste e selfie. Altro che quelli del passato. La prima sera mi dicevo di stare tranquilla ma sentivo il cuore che pompava e il fiato corto. Ogni volta che salgo su un palco, soprattutt­o se è una prima, sento emozione ma quella dell’altra sera era difficile da gestire: è la madre di tutte le prime».

Ha visto l’abito di Diletta Leotta?

«Una donna deve vestirsi come si sente. E un pizzico di vanità si concede anche a una giornalist­a. Non mi sembra che sia stata volgare, ma anche se lo fosse stata sarebbe stata questione di gusto e niente di male. Se però sono le donne a far notare queste cose mi fa arrabbiare ancora di più».

Nella sua Roma ne capita una al giorno...

«Non ci capisco più nulla. Avevo votato Virginia Raggi, mi sembrava un’occasione. Mi spiace che ora Roma sia in un pastrocchi­o da cui non si viene fuori. Alla fine ne paga le conseguenz­e la città che arriva da 20 anni di disastri».

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