Marine Le Pen rifiuta il velo Salta l’incontro con il Muftì
Incidente durante la visita in Libano. Ma ha l’abilità di girare tutto a suo favore
Il gesto davvero sorprendente sarebbe stato metterlo, il velo. Magari considerando che non le veniva imposto per legge e ovunque come accade in Arabia Saudita o Iran, ma che si trattava di una regola protocollare per l’incontro — da lei richiesto — con un alto esponente religioso sunnita. E in una moschea libanese, non in Francia.
I militanti però non avrebbero mai perdonato a Marine Le Pen una foto con il foulard: va bene normalizzare il Front National, senza esagerare. Così ieri Marine Le Pen ha scelto l’ovvio, e ha rifiutato il foulard bianco offertole da un collaboratore del Gran Mufti di Beirut Abdellatif Deriane.
La visita è saltata e la candidata all’Eliseo ha potuto gloriarsi del gran rifiuto, esaltato immediatamente dal numero 2 Florian Philippot: «Magnifico messaggio di libertà e di emancipazione per le donne di Francia e del mondo».
Era scontato che le venisse richiesto il velo, ed era scontato che lei lo rifiutasse. Ma qualsiasi cosa faccia, Marine Le Pen riesce a conquistare l’attenzione.
Le versioni della candidata all’Eliseo e degli uomini del Gran Mufti non coincidono. Secondo lei, il giorno prima aveva fatto già sapere che non avrebbe indossato il foulard. «La visita non è stata annullata, quindi ho pensato che avessero accettato il mio no — ha detto Le Pen davanti alle telecamere —. Io il velo non lo indosso. Hanno cercato di impormelo, ma non mi si mette davanti al fatto compiuto».
Dar el-Fatwa, la più alta autorità dell’Islam sunnita in Libano, presieduta dal Mufti, ha invece dichiarato di avere informato per tempo la candidata della necessità di coprirsi il capo, «secondo il protocollo». L’istituzione ha espresso «sorpresa per il rifiuto di conformarsi a una regola ben conosciuta», e ha parlato di «comportamento sconveniente».
In Francia la questione del velo islamico è tornata nel dibattito pubblico dopo le ordinanze antiburkini dell’estate scorsa, con l’allora premier Valls che disse «il velo è sempre un problema».
Se i simpatizzanti del Front National esultano, alcune femministe denunciano una strumentalizzazione. «Quel che è successo in Libano è una truffa, un’operazione di comunicazione — dice Raphaëlle Rémy-Leleu, dell’associazione Osez le feminisme —. Se Marine Le Pen non voleva mettersi
il velo, perché ha chiesto un incontro al Mufti di Beirut?».
La socialista Aurélie Filippetti, portavoce del candidato della sinistra Benoît Hamon, aggiunge: «Non capisco perché mai Marine Le Pen, che qui in Francia difende tanto la laicità, sia andata a cercare un responsabile religioso in Libano, dove le donne peraltro non hanno l’obbligo di portare il velo per strada. In Arabia Saudita sì, e infatti Michelle Obama rifiutò di mettersi il velo in Arabia Saudita. Quello sì era un messaggio politico».
In questo modo comunque Marine Le Pen è riuscita nell’intento di dare un carattere ancora più simbolico — e presidenziale — alla visita in Libano, dopo i colloqui di lunedì con il presidente della Repubblica Michel Aoun e il primo ministro Saad Hariri.
Le questioni protocollari con il Medio Oriente (dal velo all’alcol) impegnano le diplomazie da tempo. Nel 2015 Hollande annullò una cena all’Eliseo con l’iraniano Rohani, perché questi pretendeva che non venisse servito vino a tavola. Marine Le Pen non è (ancora) presidente, ma si allena già a giocare nel campo dei grandi.
A capo scoperto Rifiuta il foulard bianco del Gran Mufti di Beirut: dopo la visita saltata, si vanta del gran rifiuto