Corriere della Sera

Marine Le Pen rifiuta il velo Salta l’incontro con il Muftì

Incidente durante la visita in Libano. Ma ha l’abilità di girare tutto a suo favore

- Di Stefano Montefiori

Il gesto davvero sorprenden­te sarebbe stato metterlo, il velo. Magari consideran­do che non le veniva imposto per legge e ovunque come accade in Arabia Saudita o Iran, ma che si trattava di una regola protocolla­re per l’incontro — da lei richiesto — con un alto esponente religioso sunnita. E in una moschea libanese, non in Francia.

I militanti però non avrebbero mai perdonato a Marine Le Pen una foto con il foulard: va bene normalizza­re il Front National, senza esagerare. Così ieri Marine Le Pen ha scelto l’ovvio, e ha rifiutato il foulard bianco offertole da un collaborat­ore del Gran Mufti di Beirut Abdellatif Deriane.

La visita è saltata e la candidata all’Eliseo ha potuto gloriarsi del gran rifiuto, esaltato immediatam­ente dal numero 2 Florian Philippot: «Magnifico messaggio di libertà e di emancipazi­one per le donne di Francia e del mondo».

Era scontato che le venisse richiesto il velo, ed era scontato che lei lo rifiutasse. Ma qualsiasi cosa faccia, Marine Le Pen riesce a conquistar­e l’attenzione.

Le versioni della candidata all’Eliseo e degli uomini del Gran Mufti non coincidono. Secondo lei, il giorno prima aveva fatto già sapere che non avrebbe indossato il foulard. «La visita non è stata annullata, quindi ho pensato che avessero accettato il mio no — ha detto Le Pen davanti alle telecamere —. Io il velo non lo indosso. Hanno cercato di impormelo, ma non mi si mette davanti al fatto compiuto».

Dar el-Fatwa, la più alta autorità dell’Islam sunnita in Libano, presieduta dal Mufti, ha invece dichiarato di avere informato per tempo la candidata della necessità di coprirsi il capo, «secondo il protocollo». L’istituzion­e ha espresso «sorpresa per il rifiuto di conformars­i a una regola ben conosciuta», e ha parlato di «comportame­nto sconvenien­te».

In Francia la questione del velo islamico è tornata nel dibattito pubblico dopo le ordinanze antiburkin­i dell’estate scorsa, con l’allora premier Valls che disse «il velo è sempre un problema».

Se i simpatizza­nti del Front National esultano, alcune femministe denunciano una strumental­izzazione. «Quel che è successo in Libano è una truffa, un’operazione di comunicazi­one — dice Raphaëlle Rémy-Leleu, dell’associazio­ne Osez le feminisme —. Se Marine Le Pen non voleva mettersi

il velo, perché ha chiesto un incontro al Mufti di Beirut?».

La socialista Aurélie Filippetti, portavoce del candidato della sinistra Benoît Hamon, aggiunge: «Non capisco perché mai Marine Le Pen, che qui in Francia difende tanto la laicità, sia andata a cercare un responsabi­le religioso in Libano, dove le donne peraltro non hanno l’obbligo di portare il velo per strada. In Arabia Saudita sì, e infatti Michelle Obama rifiutò di mettersi il velo in Arabia Saudita. Quello sì era un messaggio politico».

In questo modo comunque Marine Le Pen è riuscita nell’intento di dare un carattere ancora più simbolico — e presidenzi­ale — alla visita in Libano, dopo i colloqui di lunedì con il presidente della Repubblica Michel Aoun e il primo ministro Saad Hariri.

Le questioni protocolla­ri con il Medio Oriente (dal velo all’alcol) impegnano le diplomazie da tempo. Nel 2015 Hollande annullò una cena all’Eliseo con l’iraniano Rohani, perché questi pretendeva che non venisse servito vino a tavola. Marine Le Pen non è (ancora) presidente, ma si allena già a giocare nel campo dei grandi.

A capo scoperto Rifiuta il foulard bianco del Gran Mufti di Beirut: dopo la visita saltata, si vanta del gran rifiuto

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 ??  ?? A Beirut Marine Le Pen in visita alla chiesa Georas con il governator­e di Beirut Ziad Shabib (secondo a destra )
A Beirut Marine Le Pen in visita alla chiesa Georas con il governator­e di Beirut Ziad Shabib (secondo a destra )

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