Il faro di Bruxelles sul debito italiano Padoan: la manovra si farà entro aprile
Oggi il rapporto Ue: male il deficit strutturale ma nessuna procedura di infrazione
L’Italia ha tempo fino ad aprile per attuare la manovra dello 0,2% del Pil richiesta dalla Commissione Ue. Per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, non esiste il rischio di richiesta di una procedura a causa della mancata riduzione del debito. «Direi proprio di no — ha detto Padoan dopo colloqui informali sull’argomento nella due giorni dei ministri finanziari a Bruxelles —. L’Italia si è impegnata a fare una correzione, che confermo si farà. E questo toglierà ogni dubbio sulla coerenza dell’Italia con le regole europee».
Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha confermato che per ora la Germania non intende far ammonire pubblicamente l’Italia. Ma dall’Eurogruppo/Ecofin sono trapelati dubbi sull’instabilità politica, che potrebbe impedire al governo Gentiloni di rispettare l’impegno alla correzione. Padoan ha fatto capire di essere disponibile a tagli alternativi, se il leader del Pd Matteo Renzi continuasse a opporsi ad aumenti delle tasse e tagli impopolari. Punta poi su introiti da privatizzazioni, non ritenendo sfavorevole il momento. «La via maestra per ridurre il debito è la crescita — ha detto il ministro —. Le privatizzazioni hanno svariati scopi. Uno di questi è ridurre il debito, ma gli altri sono il miglioramento dell’efficienza delle imprese partecipate, come dimostra il caso di Poste».
L’Eurogruppo/Ecofin, preso atto delle ultime previsioni economiche della Commissione, resta comunque preoccupato sul caso Italia. Ha deciso di discuterne
il 20 marzo. La Commissione — nell’ambito del coordinamento detto Semestre europeo — ha annunciato di fornire già oggi i dossier tecnici sull’Italia, che confermano un quadro problematico. Il rapporto sul maxi debito, stimato in risalita oltre il 133% del Pil, indica forti deviazioni dal percorso verso il 60% del Pil in 20 anni (secondo le anticipazioni 7,3% nel 2016 e 6,8% nel 2017).
L’Italia risulta l’unico Paese Ue con crescita sotto l’1% (0,9% quest’anno). La disoccupazione italiana resta alta a 11,6% (8,1% la media Ue 2017). Il sistema bancario è in difficoltà per i crediti deteriorati. I ritardi di competitività e gli investimenti in lenta risalita penalizzano la ripresa. A Bruxelles poi temono il «ciclo politico», che in prossimità delle elezioni può dilatare la spesa pubblica con obiettivi di consensi corporativi (più che di sviluppo) e far rallentare le riforme strutturali impopolari.
Padoan ha però escluso effetti negativi sull’affidabilità dell’Italia e dei suoi titoli di Stato. «Questi dubbi sui mercati non li vedo — ha affermato —. Ci sono dei prezzi. Quello dello spread si è alzato da circa un mese anche a seguito dell’effetto Trump, che ha numerose implicazioni. Poi si è stabilizzato. Questo mi dice che sui mercati che funzionano non ci sono dubbi in tal senso». Il dg di Bankitalia Salvatore Rossi ha condiviso la necessità della manovra e del contenimento del debito. Il presidente della Commissione, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha implicitamente confermato la linea comprensiva verso l’Italia almeno fino a maggio, ricordando di non essere in questa fase un sostenitore delle misure di austerità e che «l’euro non significa austerità». I suoi vice filo Berlino, il lettone Valdis Dombrovskis e il finlandese Jirky Katainen, intenderebbero adeguarsi.
L’Ecofin ha annunciato un passo in avanti nella strategia di contrasto all’elusione e all’evasione delle tasse delle multinazionali tramite i paradisi fiscali. Ma l’attuazione è stata rinviata al 2020 e al 2022.
I timori Il timore che la crisi nel Pd impedisca a Gentiloni di rispettare gli impegni con la Ue