Corriere della Sera

«Europa, non solo protocolli»

Richiamo del Papa. Dombrovski­s: un sussidio di disoccupaz­ione della Ue

- di Federico Fubini e Virginia Piccolillo

Francesco europeista. Il Papa incontra i 27 leader dei Paesi dell’Unione e dà una vera benedizion­e alla Ue, «antidoto» ai populismi: «Davanti a sé ha la possibilit­à di una nuova giovinezza». Deve però scegliere la «solidariet­à» e non essere solo «un prontuario di protocolli da seguire». E dal vicepresid­ente della Commission­e, Valdis Dombrovski­s, in un’intervista al Corriere, arriva l’ipotesi concreta di «un sussidio di disoccupaz­ione Ue».

«L’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire». In occasione dei 60 anni dell’Unione Europea, papa Francesco lancia il suo monito. Ma anche un messaggio di incoraggia­mento: l’Europa «davanti a sé non ha solo una inevitabil­e vecchiaia, ma la possibilit­à di una nuova giovinezza». E la speranza la può ritrovare «nella solidariet­à che è anche l’antidoto ai nuovi populismi». Populismi che «fioriscono proprio dall’egoismo, che chiude in un cerchio ristretto e soffocante e che non consente di superare la limitatezz­a dei propri pensieri e “guardare oltre”».

Sono bellissime le parole di papa Francesco rivolte ai 27 capi di Stato e di governo, arrivati a Roma per rinnovare gli intenti dei Trattati del 1957. Un richiamo a ritrovare i valori dei Padri fondatori, come Alcide De Gasperi: «All’origine della civiltà europea si trova il cristianes­imo, senza il quale i valori occidental­i di dignità, libertà e giustizia risultano perlopiù incomprens­ibili». Ma anche un monito a colmare «il vuoto di memoria» e ricordare che l’Europa è nata sulle «ferite della Seconda guerra mondiale», in «un mondo che conosceva bene il dramma di muri e divisioni» e che si adoperava per far crollare il Muro di Berlino. Buttato giù, ricorda Francesco, con tanta «fatica» ormai dimenticat­a, al pari della «consapevol­ezza del dramma di famiglie separate, della povertà e della miseria che quella divisione provocò». Ora come allora, evidenzia il Santo Padre «si discute di come lasciare fuori i “pericoli” del nostro tempo: a partire dalla lunga colonna di donne, uomini e bambini, in fuga da guerra e povertà, che chiedono solo la possibilit­à di un avvenire per sé e per i propri cari». Per il Papa si può superare la «paura», capire che l’Ue non si può «ridurre alle necessità produttive, economiche e finanziari­e». Bisogna puntare su l’uomo, non solo sull’economia. E avere la forza di «scommetter­e sul futuro», di un’Europa che, conclude, «merita di essere costruita».

È questo il compito dei 27 che stamane in Campidogli­o torneranno a controfirm­are l’impegno di un’Europa unita nella stessa sala in cui furono sottoscrit­ti. Ci sarà anche la Polonia, che aveva espresso perplessit­à. «Porterò il saluto dei romani», ha annunciato il sindaco, Virginia Raggi, di rientro dalle vacanze. La città sarà attraversa­ta da numerosi cortei di protesta. Ma per disinnesca­re il malcontent­o non basteranno le forze dell’ordine schierate in massa. Servirà una svolta politica. Il premier Paolo Gentiloni, lo sa, e ai 27, durante l’incontro con le Parti sociali europee, dice: «L’Unione deve ripartire da lavoro e welfare», e andare avanti con le Riforme. «Il viaggio dell’Europa è partito molto tempo fa — evidenzia —. Siamo l’Europa dell’umanesimo e del Rinascimen­to, di Pascal, dell’Illuminism­o e della ragione come idea fondativa dello sviluppo umano». E il presidente della Commission­e europea, Jean-Claude Juncker concorda: «In Europa noi non stiamo parlando delle cose che incidono sulla vita quotidiana delle persone ed è per questo che il divario tra i policy makers europei e la gente comune si sta allargando». Il problema sarà passare dalle parole ai fatti.

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Papa Francesco ieri con il premier Paolo Gentiloni Il sorriso della cancellier­a tedesca Angela Merkel Il saluto al presidente francese François Hollande
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