«Europa, non solo protocolli»
Richiamo del Papa. Dombrovskis: un sussidio di disoccupazione della Ue
Francesco europeista. Il Papa incontra i 27 leader dei Paesi dell’Unione e dà una vera benedizione alla Ue, «antidoto» ai populismi: «Davanti a sé ha la possibilità di una nuova giovinezza». Deve però scegliere la «solidarietà» e non essere solo «un prontuario di protocolli da seguire». E dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, in un’intervista al Corriere, arriva l’ipotesi concreta di «un sussidio di disoccupazione Ue».
«L’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire». In occasione dei 60 anni dell’Unione Europea, papa Francesco lancia il suo monito. Ma anche un messaggio di incoraggiamento: l’Europa «davanti a sé non ha solo una inevitabile vecchiaia, ma la possibilità di una nuova giovinezza». E la speranza la può ritrovare «nella solidarietà che è anche l’antidoto ai nuovi populismi». Populismi che «fioriscono proprio dall’egoismo, che chiude in un cerchio ristretto e soffocante e che non consente di superare la limitatezza dei propri pensieri e “guardare oltre”».
Sono bellissime le parole di papa Francesco rivolte ai 27 capi di Stato e di governo, arrivati a Roma per rinnovare gli intenti dei Trattati del 1957. Un richiamo a ritrovare i valori dei Padri fondatori, come Alcide De Gasperi: «All’origine della civiltà europea si trova il cristianesimo, senza il quale i valori occidentali di dignità, libertà e giustizia risultano perlopiù incomprensibili». Ma anche un monito a colmare «il vuoto di memoria» e ricordare che l’Europa è nata sulle «ferite della Seconda guerra mondiale», in «un mondo che conosceva bene il dramma di muri e divisioni» e che si adoperava per far crollare il Muro di Berlino. Buttato giù, ricorda Francesco, con tanta «fatica» ormai dimenticata, al pari della «consapevolezza del dramma di famiglie separate, della povertà e della miseria che quella divisione provocò». Ora come allora, evidenzia il Santo Padre «si discute di come lasciare fuori i “pericoli” del nostro tempo: a partire dalla lunga colonna di donne, uomini e bambini, in fuga da guerra e povertà, che chiedono solo la possibilità di un avvenire per sé e per i propri cari». Per il Papa si può superare la «paura», capire che l’Ue non si può «ridurre alle necessità produttive, economiche e finanziarie». Bisogna puntare su l’uomo, non solo sull’economia. E avere la forza di «scommettere sul futuro», di un’Europa che, conclude, «merita di essere costruita».
È questo il compito dei 27 che stamane in Campidoglio torneranno a controfirmare l’impegno di un’Europa unita nella stessa sala in cui furono sottoscritti. Ci sarà anche la Polonia, che aveva espresso perplessità. «Porterò il saluto dei romani», ha annunciato il sindaco, Virginia Raggi, di rientro dalle vacanze. La città sarà attraversata da numerosi cortei di protesta. Ma per disinnescare il malcontento non basteranno le forze dell’ordine schierate in massa. Servirà una svolta politica. Il premier Paolo Gentiloni, lo sa, e ai 27, durante l’incontro con le Parti sociali europee, dice: «L’Unione deve ripartire da lavoro e welfare», e andare avanti con le Riforme. «Il viaggio dell’Europa è partito molto tempo fa — evidenzia —. Siamo l’Europa dell’umanesimo e del Rinascimento, di Pascal, dell’Illuminismo e della ragione come idea fondativa dello sviluppo umano». E il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker concorda: «In Europa noi non stiamo parlando delle cose che incidono sulla vita quotidiana delle persone ed è per questo che il divario tra i policy makers europei e la gente comune si sta allargando». Il problema sarà passare dalle parole ai fatti.