Corriere della Sera

Trent’anni di carcere all’uomo che uccise chi investì la moglie

- Nicola Catenaro

La vendetta Tre colpi di pistola davanti a un bar: prevale la tesi della premeditaz­ione

LANCIANO (CHIETI) La mamma di Italo, Diana, singhiozza tutto il tempo. Per lei e per il marito, Angelo, le lancette dell’orologio si sono fermate al 1° febbraio, quasi due mesi fa, eppure sembra ieri. «Niente ci restituirà nostro figlio ma lui, Fabio, non doveva farsi giustizia da sé». Il legale, Pompeo Del Re, dà voce alle ragioni dei due genitori. La sentenza arriva intorno alle 13: la Corte d’assise di Lanciano, dopo tre ore e mezzo di camera di consiglio, condanna a trent’anni di reclusione (più tre anni di libertà vigilata e l’interdizio­ne perpetua dai pubblici uffici) Fabio Di Lello, 34 anni, che ha freddato Italo D’Elisa, 21 anni, davanti al bar di Vasto che il giovane frequentav­a. Il procurator­e, Giampiero Di Florio, e il sostituto Gabriella De Lucia avevano parlato di un delitto premeditat­o e avevano chiesto per lui l’ergastolo con isolamento diurno. I giudici hanno però applicato lo sconto di un terzo, previsto dal rito abbreviato.

Finisce così la storia di due tragedie. Italo, l’estate scorsa aveva investito la moglie di Fabio, Roberta Smargiassi, e l’aveva uccisa. Il marito da allora aveva perso la pace. Chiedeva giustizia. Quando ha ritenuto che tardasse ad arrivare, se l’è fatta da sé. Ha preso una calibro nove e ha sparato all’addome, alle gambe e alla testa del ragazzo. Nessuna provocazio­ne, ha ripetuto il procurator­e. Oggi fanno ancora male le parole di chi, sui social, alimentava la rabbia di Fabio. Che nell’ultima udienza ha

chiesto scusa: «L’ho fatto inconsapev­olmente». Parole cadute nel vuoto, come la richiesta di perizia psichiatri­ca dei suoi difensori. Lui ieri è scoppiato a piangere quando il giudice Marina Valente ha letto la sentenza. Trent’anni e una provvision­ale di 40 mila euro per ciascuna delle parti civili, ovvero i genitori e l’altro figlio.

«È morto un ragazzo e non possiamo gioire — riflette l’avvocato Del Re, che con Gianrico Ranaldi assiste la famiglia D’Elisa — però la sentenza riafferma un principio importante: siamo in uno Stato di diritto e non può esistere la giustizia fai da te. La giustizia, quella vera, si fa nei tribunali». La battaglia, come dice uno degli avvocati di Di Lello, Pierpaolo Andreoni, «inizia ora». «Ricorrerem­o in appello — conferma l’altro legale, Giovanni Cerella —, speriamo di ottenere un’ulteriore riduzione della pena. Non c’è stata premeditaz­ione, i due si sono incontrati per caso».

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(Karma Press / Photo Masi) Insieme Fabio Di Lello con la moglie Roberta Smargiassi: la donna è morta a 33 anni dopo essere stata investita

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