I leader firmano la Dichiarazione di Roma Ecco le cinque mosse per la nuova Europa
Insolita armonia degli Stati Ue per la «Dichiarazione di Roma», a sessant’anni dai Trattati della Cee Le ultime limature hanno superato le riserve di Polonia e Grecia. Mancava la Gran Bretagna, in uscita
L’Europa si è ritrovata nella capitale d’Italia per celebrare i sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma. Dal vertice tra i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi dell’Unione è scaturita una dichiarazione basata su cinque punti. «Un processo costituente» che dovrebbe trovare compimento entro le elezioni europee del 2019.
ROMA L’Europa prova a ripartire puntando sulle diverse velocità che consentirebbero ai Paesi interessati a una maggiore coesione di procedere senza essere bloccati da quelli ancora non pronti. Il vertice dei capi di Stato e di governo, organizzato a Roma nella stessa sala del Campidoglio dove il 25 marzo di 60 anni fa furono firmati i trattati all’origine dell’attuale Ue, ha cercato di dare ai cittadini un segnale di unità politica anche su questo punto controverso. Le limature e i compromessi sul testo, negli ultimi giorni, sono riuscite a superare le riserve soprattutto della Polonia e della Grecia, consentendo una «Dichiarazione» sul futuro dell’Unione firmata da tutti i 27 leader (mancava la premier britannica Theresa May in quanto in uscita per la Brexit).
«Agiremo congiuntamente, a ritmo e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente». Con queste parole è passata la linea proposta da Belgio, Olanda e Lussemburgo con l’appoggio di Germania, Francia, Italia e Spagna. L’Europa potrà ora provare a uscire dalla crisi di credibilità degli ultimi anni con le accelerazioni di un gruppo di Stati, come è già accaduto per l’euro, l’area senza dogane di Schengen o la nascente Procura Ue. I governi non pronti potranno aderire in seguito, quando lo riterranno opportuno. «Un’Europa a più velocità non significa assolutamente che non c’è un’Europa comune per tutti», ha rassicurato la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Al mattino il premier Paolo Gentiloni e la sindaca di Roma Virginia Raggi hanno accolto i leader all’ingresso del Campidoglio. Nella sala affrescata degli Orazi e dei Curiazi è stata firmata la Dichiarazione. Gentiloni, pur ammettendo che «l’Europa si è fermata», ha ricordato le conquiste: dai «60 anni di pace e di libertà» fino all’essere diventati «il più ampio spazio commerciale al mondo». Ha citato la «splendida ossessione di non dividere, ma unire» dei padri fondatori che, «dopo due guerre mondiali, che rappresentavano il male, scelsero il bene» (piccola gaffe in conferenza stampa: «50 anni fa...»). I due presidenti del Consiglio, il polacco Donald Tusk (stabile) e il premier maltese Joseph Muscat (di turno), hanno ribadito i vantaggi dello stare insieme. I crescenti consensi ai movimenti critici verso l’attuale Ue preoccupano molti governi. Il presidente francese François Hollande ha attaccato i partiti ostili all’unità europea ricordando che il «ritorno alle monete nazionali provocherebbe la svalutazione e la perdita di potere d’acquisto, mentre la chiusura delle frontiere provocherebbe perdita di posti di lavoro». Il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani si è detto «preoccupato per la crescente disaffezione» dei cittadini e ha esortato ad attuare «cambiamenti profondi per dare risposte a chi non trova lavoro o a chi si sente minacciato dal terrorismo». Il numero uno della Commissione Jean-Claude Juncker ha evocato l’europeismo dell’Italia citando simbolicamente l’ex presidente Giorgio Napolitano «uno dei più grandi europei del nostro tempo».
Al termine del summit i 27 leader e i vertici delle istituzioni Ue sono stati ricevuti al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella. «La Dichiarazione che avete firmato oggi è una strada impegnativa da seguire per ridare slancio all’Unione — ha detto Mattarella —. Altrimenti rischiamo una paralisi fatale. I prossimi dieci anni saranno cruciali per il progetto comune. Oggi inizia una nuova fase costituente».
Un’Europa a più velocità non significa assolutamente che non c’è un’Europa comune per tutti Angela Merkel Cancelliera tedesca Penso che il presidente Giorgio Napolitano sia uno dei più grandi europei del nostro tempo Jean-Claude Juncker Presidente della Commissione europea