Corriere della Sera

Le due Madonnine di Milano che hanno cancellato ogni distanza tra centro e periferia

- di Giangiacom­o Schiavi gschiavi@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un’altra Madonnina tocca il cuore di Milano mentre papa Francesco cancella le distanze tra centro e periferia. È semplice, povera, appena restaurata, è un rifugio di preghiera contro le miserie della vita che si accumulano nella sgangherat­a caserma umana di via Salomone. Il Papa la guarda in un ritratto, sorride, abbraccia malati e disabili, ringrazia per la stola che gli hanno regalato, «mi tocca in modo speciale perché è un segno tipicament­e sacerdotal­e e io entro in Milano come sacerdote», poi si ferma sommerso dagli applausi. Riesce a dire: «Io lo so che a Milano mi accoglie la Madonnina, in cima al Duomo, ma grazie al vostro dono la Madonna mi accoglie già da qui, all’ingresso. E questo è importante...». Di colpo si annullano le differenze tra i luoghi e i simboli, tra la Madonnina da appoggiare sul piedistall­o di legno dell’edicola di quartiere e quella avvolta nel rame dorato del Duomo, sulla guglia maggiore dal 1774, quella che il Porta chiamava sua majestaa e il maestro D’Anzi omaggiava con la canzone più famosa: ti te dominet Milan. Le due Madonnine parlano alla stessa città, raccolgono le stesse speranze, indicano le vie dell’accoglienz­a e della generosità, testimonia­no la stessa fiducia in luoghi che l’incuria e il degrado rende diversi. «Questa Madonnina mi ricorda mia madre, che mi aspettava all’uscita da scuola, dal collegio», continua a braccio papa Francesco. Una premura affettuosa, la stessa che deve avere la Chiesa «che va incontro a tutti nelle periferie» e che «deve essere restaurata come la vostra Madonnina, perché è fatta da noi, che siamo peccatori». Milano sembra più bella, anche in via Salomone.

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Sul Duomo La statua
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La foto Il Papa con l’effigie

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